Dobbiamo ritenerci degli ipocriti ogni volta che travasiamo l'acqua dalla bottiglia di plastica alla borraccia di acciaio.
Dobbiamo ritenerci degli ipocriti ogni volta che travasiamo l'acqua dalla bottiglia di plastica alla borraccia di acciaio.
Il basilico è una pianta aromatica di uso diffuso nella cucina italiana ed in particolar modo quella del sud. Nella cultura enogastronomica meridionale non può esistere che si faccia un insalata di pomodoro, uno spaghetto con il pomodoro fresco, una pizza margherita, la conserva di pomodoro fatta in casa senza utilizzare il basilico che comunemente viene chiamato (a’ sinicol) vasinicola.
Il dialetto napoletano, patrimonio dell’unesco, conserva ancora il termine dialettale di vasinicola, diffuso tra l’altro in molte zone del sud. Questo termine non deriva da nessun Nicola ma da basilicum, basilicum, vasilicum fino a vasinicola e significa pianta regale o del rè.
Ultimamente sta entrando nella nostra cultura l’utilizzo del pesto di basilico, invenzione genovese, per la sua praticità e velocità nel suo utilizzo. Standoci accorti alla qualità, il miglior pesto in circolazione è senza dubbio quello che ci auto produciamo in casa con ingredienti scelti e di qualità. Naturalmente l’autoproduzione parte dalle piante di Vasinicola coltivato nell’orto che in questo periodo abbonda per essere utilizzata come detto in precedenza nella produzione casalinga di passata di pomodoro; l’aglio, il formaggio grattugiato pecorino sale e pinoli. Come possiamo notare sono pochissimi ingredienti semplici e salutari. Nei pesti in commercio invece accade che leggendo le etichette gli ingredienti non hanno nulla a che vedere con quelli della ricetta “Tipo”. La quantità di basilico è scarsa e l’olio extra vergine di oliva viene sostituito con olio di girasole o margarina, gli anacardi al posto dei pinoli e viene aggiunto panna e patate per dare cremosità al pesto. Di seguito qualche etichetta di pesti al basilico che troviamo comunemente in commercio: Tigullio usa olio di semi di girasole (34%), basilico (29,8%), patate, sciroppo di glucosio, anacardi, Grana Padano (4,5%), formaggio pecorino (4,5%), sale, olio extravergine (1,5%), pinoli (1%), acido lattico, aglio. Saclà adopera olio di semi di girasole, basilico italiano (36%), Grana Padano Dop (5%), anacardi, sale marino, glucosio, Pecorino Romano Dop (2,5%), pinoli (2%), aromi, fiocchi di patate, correttore di acidità acido lattico, olio extravergine di oliva, aglio; Knorr alza la percentuale di basilico 46%, ma usa olio di semi di girasole, Grana Padano Dop 5%, anacardi, proteine del latte, sale, Pecorino Romano Dop 2%, olio extravergine d’oliva 2%, sciroppo di glucosio, zucchero, patate in fiocchi, aromi, aglio 0,5%, pinoli 0,5%, correttore di acidità: acido lattico. Fres.co: olio vegetale, basilico, margarina vegetale, anacardi, formaggi grattugiati, aromi, olio di oliva, sale, pinoli, aglio. Buitoni usa: basilico 31,5%, olio di girasole, siero di latte in polvere, olio extra vergine di oliva 10%, formaggio pecorino, formaggio grana padano 5%, destrosio, pinoli 1,5%, sale, aglio 0,5%, aromi naturali.
Ingredienti:
200 g di Vasinicola
100 g di Nocciole
420 ml di Olio extra vergine di Oliva
300 g di Parmigiano
6 pomodorini gialli
1 spicchio d'Aglio
sale
La ricetta postata è il frutto di un pesto di vasinicola, olio extravergine italiano, parmigiano e un trito di nocciole non tostate che gli abitanti di Palma Campania amano cucinare la vigilia di Natale.
Procedimento:
Raccolto il basilico, lo laviamo e lo lasciamo asciugare su canovaccio. Consiglio di preparare il pesto poco per volta in modo da non surriscaldarlo. Mettiamo nel boccale la vasinicola, l’olio extra vergine di oliva, le nocciole e il parmigiano e sale. Frulliamo il tutto con un buon frullatore ad immersione, in modo veloce da non far surriscaldare il pesto. Una parte del pesto lo mettete nei bicchieri adatti per congelare il resto lo usate per condirci subito una pasta. In una padella fate soffriggere l’aglio spaccato a metà e aggiungete i pomodorini gialli che farete appassire a fiamma bassa per 5 -6 minuti. Aggiungete in questo soffritto un bicchiere di pesto, insaporite e togliete dal fuoco. In una pentola con abbondante acqua salata cuocete gli spaghetti , scolati al dente e saltateli nella padella con il pesto di vasinicola. Dategli due minuti di riposo, impiattate e guarnite con un cucchiaio di nocciole precedentemente messe sott’olio e pomodorini gialli. Buon appetito
I broccoli di rapa sono i protagonisti di tante storie del cibo povero del nostro territorio. Racconti a tratti drammatici che hanno accompagnato i nostri concittadini in uno dei periodi più bui, i primi 60 anni del 900, dove la crisi e la fame colpì la classe operaia contadina. La vocazione agricola del nostro territorio in un certo senso permise la sopravvivenza grazie ai prodotti coltivati sui nostri terreni fertili. Il broccolo di rapa, insieme ai fagioli e al pane è stato un piatto in cui i nostri nonni proponevano spesso sulle loro tavole, e a loro va tutta la riconoscenza per aver saputo tramandare saperi e sapori con semplicità e amore. Una zuppiera bianca di porcella, sul tavolo con all'interno un filo di olio extra vergine e uno spicchio d'aglio schiacciato. Sul fuoco ardente del camino, bolle in una pentola, l'acqua poco salata con a fianco il pignatiello di fagioli. I broccoli di rapa lavati e ancora bagnati vengono buttati nell'acqua bollente e una volta ripreso il bollore si lasciano cuocere per una decina di minuti. Con una "votapesce" (schiumarola ) si tolgono dalla pentola e si versano nella zuppiera bianco facendoci capitare anche un po' di acqua di cottura della verdura. Aggiungiamo i fagioli e amalgamiamo il tutto. Si gustano inzuppando il pane raffermo nel mix creatosi con l'olio extra vergine di oliva e l'acqua di cottura dei broccoli di rapa. Oltre alle proprietà organolettiche dei broccoli di rapa, in questo piatto, per esaltare tutti i profumi e sapori, va usato un l'olio extravergine di oliva di certificata provenienza.
La prima ricetta scritta delle Zeppole fritte: Trattato di cucina Napoletana di Ippolito Cavalcanti
La pesca lagunare di Orbetello ha una lunga storia ed è sempre stata un’attività fondamentale per l’economia del territorio. Varie sono state le fasi storiche dell’acquacoltura in Toscana, dagli Etruschi ai Romani, fino ad arrivare all’attività intensiva delle specie marine dei giorni nostri. Oggi, cento pescatori riuniti in Cooperativa, conservano metodi di lavoro e antiche tradizioni, che si traducono in prodotti ittici di eccellenza. La ricetta proposta ha come ingrediente il filetto di cefalo affumicato, specie ittica presente nell’ambiente lagunare e trasformato dalla cooperativa dei pescatori. Una preparazione quasi da crudista, tranne gli spaghetti, per esaltare in particolar modo il filetto di cefalo affumicato che sposa bene con la delicatezza della ricotta di bufala e le varie erbe adoperate.
200 g Spaghetti
18 g prezzemolo
5 foglie di menta
2 cucchiai di ricotta di bufala
Buccia grattugiata di limone
Filetto di cefalo affumicato
Olio extra vergine di oliva
Sale
Procedimento
Due ore prima di preparare il piatto, tagliate a dadini il filetto di cefalo affumicato e conditelo con il succo di mezzo limone e l’olio extra vergine di oliva.
Mettete il prezzemolo sminuzzato, la menta e un pizzico di sale nel bicchiere del minipimer e frullate aggiungendo l’olio extra vergine a filo fino a quando non avrete ottenuto un salsa densa della consistenza desiderata. Ricordatevi di frullare ad intermittenza per evitare che le lame si surriscaldino troppo compromettendo il colore verde brillante del prezzemolo. Una volta finito di frullare, aggiungete parte della scorza di limone grattugiata.
In abbondante acqua poco salata, lessate gli spaghetti, e un minuto prima di scolarli fate sciogliere in una padella la ricotta di bufala con mezzo mestolo di acqua di cottura. Versate nella padella gli spaghetti (scolati), la crema di prezzemolo e amalgamate a fuoco spento. Lasciate riposare per 2 minuti.
Trascorso il tempo riamalgamate e impiattate guarnendo con buccia di limone, cefalo affumicato e marinatura.
Un consiglio: ad ogni forchettata, agguantate anche il pezzettino di cefalo affumicato!
Buon appetito!
Nella maggior parte dei casi, molte ricette della tradizione vengono scritte d'immaginazione, perché hanno nessuna traccia scritta ma solo orale. Non è il caso di questa ricetta che troviamo traccia nel manuale di cucina Tecnico Pratica di Ippolito Cavalcanti pubblicato nel 1837 alla pag. 658. "Sciurille co la pastetta" scritto nella lingua parlata del tempo. Sempre bello riproporla e riscriverla, la ricetta è questa : " Farraie na bella pastetta de sciore, comm' a chella de sapato de la primma semmana; scaudarraj a mezza cottura li sciurille de li cocozzielle, ma chilli nchiusi, no chilli spampanati, pecchè comme saje tutte le cose spampanate non so maje bone, nne pigliarraje quatto o cinco a la vota li mbruoglie dinto a la pastetta e comm'a zeppole, lle friarraje ma de na fiura lungarelle,.............". E' una ricetta come detto dell'800 che oggi ha solo l'idea e la base, inimmaginabile farla cosi. Nessuno oggi si sognerebbe di raccogliere i fiori di zucca chiusi, (raccolti nel tardo pomeriggio) il contadino oggi li raccoglie di prima mattina quando i fiori di zucca sono aperti a campana. La pastetta che parla Ippolito sicuramente è senza lievito, oggi invece un po' si ci mette per rendere l'impasto più morbido e digeribile e i fiori di zucca non vanno assolutamente scottati. Per avere un ottimo risultato, una volta puliti e lavati i fiori di zucca, basta solo farli sporcare(tutti insieme) della pastella, e poi con un piccolo mestolo versali nell'olio bollente. A noi dell'alveolatura della pasta poco ce ne fotte, a noi interessa il sapore delicato del fiore di zucca.