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Channel: I SAPORI DEL MEDITERRANEO
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Acqua, plastica e acciaio. Ipocrisia all'italiana !

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Mi auguro che l'utilizzo della borraccia in acciaio, sia nelle scuole che negli ambienti di lavoro non sia soltanto un fare comune, ma abbia un senso nel ridimensionamento notevole dell'uso della plastica.
Dobbiamo ritenerci degli ipocriti ogni volta che travasiamo l'acqua dalla bottiglia di plastica alla borraccia di acciaio.  
Un aiuto concreto al ridimensionamento all'uso della plastica si avrebbe soltanto se si educano le "coscienze" ad utilizzare l'acqua pubblica che risulta, a seguito di analisi ripetute risulta migliore dell'acqua\imbottigliata. Stiamo assistendo praticamente ad un processo tecnologico inverso, se solo pensiamo all'ingegneria romana nell'inventare i primi acquedotti della storia per portare ilservizio dell'acqua a domicilio. La vecchia credenza  (che non è quella della nonna ) popolare che il calcio contenuto dell'acqua faccia venire i calcoli ai reni è smentita da studi scientifici, che dimostrano al contrario che questo fa bene alle ossa. 
Quindi scolari tutti bevete acqua che sgorga di rubinetti perché anche essa identifica l'uomo nel territorio.   

Vendemmia e trekking a Lapio (AV) il 6 ottobre 2019

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VENDEMMIA E TREKKING a LAPIO (AV) IL 6 OTTOBRE 2019

UNA GIORNATA ALL’INSEGNA DEL BUON VIVERE NELLA PATRIA DEL FIANO DI AVELLINO DOCG


Start ore 10:00 nell’antico borgo di Lapio con il percorso di trekking, vendemmia, degustazioni in cantina e spettacolo teatrale. Tra le novità di quest’anno: il treno Irpinia Express


Domenica 6 ottobre a Lapio si celebra il buon vivere, con tante attività che riconciliano con la natura. Vendemmia e Trekking, cultura e storia s’intrecciano per viaggiare verso Lapio con l’Irpinia Express, il treno storico ripristinato da Ferrovie dello Stato che, riscoprendo le vecchie linee delle Ferrovie, porta nelle terre antiche del vino.
Le stazioni irpine raccontano la storia di un territorio, il disegno di un paesaggio disegnato dalle vigne, dai filari regolari, con i colori mutevoli nelle quattro stagioni e la ricchezza della vendemmia, antico rito contadino dalla tradizione millenaria che stenta a morire e rivive nei piccoli distretti viticoli di tutta la Campania. Quale luogo migliore se non Lapio, piccolo borgo che dista solo 20 km dalla città di Avellino, culla di origine del Fiano di Avellino Docg e celebre distretto viticolo, che vede ricadere i propri confini anche nella Docg Taurasi?
Sarà una speciale domenica d’autunno, una vera e propria festa tra le vigne: un susseguirsi inarrestabile di sapori, odori, colori nel calore delle colline da esplorare negli ultimi momenti dell’anno in cui la natura brilla gioiosa, con tante attività legate al culto del vino e della vendemmia, ma non solo. Trekking in vigna per piccoli e adulti, pigiatura delle uve, attività di vendemmia, degustazione di vini, il treno storico Irpinia Expressattimi magici e incontri piacevoli come quello dei bambini con Bacco che chiama a raccolta e il coinvolgente spettacolo teatrale di Clan H “Comunque andrà bene”.
E così, il paese fa festa rievocando la tradizione con una giornata dedicata al territorio e ai prodotti che la terra offre. S’inizia dando il Benvenuto agli ospiti con la merenda contadina alle ore 9:00 a Corso Umberto I, per poi incontrare alle ore 10:30 i viaggiatori dell’Irpinia Express.
Tante le attività che mirano a rinsaldare il legame con la natura, come il percorso trekking in vigna (Poc 2019-2020 “Fiano Love Fest”) a cura di Land_of_Hirpinia durante il quale vi sarà una degustazione di vini presso la rinomata azienda Colli di Lapio.
Il sentiero avrà una difficoltà T (Turistica) per una lunghezza totale di 8 km circa tra i magnifici vigneti di Fiano Areale di Lapio, per una durata di circa 4 ore. Si consiglia, dunque, l’utilizzo di scarpe da trekking e un abbigliamento comodo, munirsi di acqua e uno spuntino. Sono previste strutture adibite al cambio, munite di docce.
È gradita la prenotazione ai numeri 3203616149;oppure su Fb: @Land_of_Hirpinia
Instagram : @landofhirpinia.
Tra le novità più interessanti di quest’anno, l’arrivo del treno storico “Irpinia Express” con il quale sarà possibile raggiungere il borgo. Una volta giunti alla stazione di Lapio è previsto il trasferimento in vigna in navetta, snodo di molteplici attività, come la vendemmia oppure il trekking in vigna. Info e prenotazioni biglietti per l’Irpinia Express: http://www.fondazionefs.it/content/fondazione/it/it/treni-storici/archivio/2019/10/6/treno-storico-benevento-lapio.html#
A partire dalle ore 13.00 si potrà pranzare presso i ristoranti convenzionati della zona: Officina del Gusto, Templa Mentis, Fattoria Maria Petrillo, Agriturismo Anila oppure godere degli ottimi aperitivi presso il locale Aperifiano.
Alle ore 15.30 è prevista la “Sfilata dell’Uva”. L’uva raccolta dai bambini sfilerà su un carro e percorrerà tutto il paese pronta per essere pigiata nel cuore del paese in Piazza Filangieri.
A seguire, lo spettacolo teatrale a cura della compagnia “Clan H”, Comunque andrà bene! Bacco chiama a raccolta, nel cortile del Palazzo Filangieri.
A completare la giornata un laboratorio tecnico a cura di Onav Avellino, Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino, che istruiranno i curiosi all’assaggio del mosto fiore e sveleranno i segreti della pigiatura delle uve, eseguita come si faceva un tempo, con i piedi.
Per chi volesse degustare i vini DOCG di Lapio, l’appuntamento è con lo staff di Onav Avellino ai banchi d’assaggio presso il cortile di Palazzo Filangieri a partire dalle ore 16:00. In tardo pomeriggio sono previste Visite Guidate alle bellezze del Borgo del Fiano prenotandosi contattando l’Ass. Land_of_Hirpinia ai numeri: 3203616149 Enrico, 329 3927185 Gilda.


Programma:
Ore 9:00 Raduno gruppo Trekking con merenda contadina di benvenuto a Corso Umberto I
Ore 9:30 Partenza per il Trekking in vigna durante il quale vi saranno degustazioni nella cantina “Colli di Lapio”
Ore 10:30 Arrivo del treno ‘Irpinia Express’ e trasferimento in vigna in navetta.
Ore 11.00 Attività di Vendemmia e prosieguo del trekking in vigna
Ore 13:30 Pranzo libero presso i ristoranti convenzionati in paese
Ore 15:30 Sfilata dell’Uva a partire da Corso Umberto I verso piazza Filangieri. Pigiatura in maniera tradizionale dell’uva accompagnata dalla degustazione del mosto fiore a cura dell’Onav Avellino.
A seguire lo Spettacolo teatrale della compagnia “Clan H”, Comunque andrà bene! Bacco chiama a raccolta, in piazza Filangieri.

La kermesse, patrocinata dal Comune di Lapio, sarà realizzata anche grazie al contributo di alcune realtà del territorio, come l’Ass. Land_of_Hirpinia, la Misericordia di Lapio, la Proloco Lapiana e il Forum dei Giovani di Lapio. Regione Campania (Poc 2014-2020)
Azienda Agricola Filadoro, Colli di Lapio, Rocca del Principe Winery, Azienda Agricola Femia, Feudo Apiano, Azienda Agricola Romano Nicola e Tenuta Scuotto.
Come raggiungerci:Dopo aver imboccato l’Uscita Avellino Est, proseguire in direzione dell’Ofantina (Statale 7 Bis) - A causa di un’interruzione, seguire il percorso alternativo all’Uscita Candida con direzione Chiusano-Lapio.
Per Info e Prenotazioni:www.comune.lapio.av.it, Enrico Lepore: 3203616149; Gilda Carbone: 3293927185; Ciriaco Palmariello: 3777089233
Per Info_Trekking: Tel 3203616149; Fb: @Land_of_Hirpinia; Instagram: @landofhirpinia
Info e Prenotazioni Ristoranti Convenzionati: Officina del Gusto tel. 3386908358, Templa Mentis tel.3404942857; Fattoria Maria Petrillo tel. 3394753881;Agriturismo Anila tel. 3936370190, Aperifiano tel. 3206921024.

Succo di Ranato, Melograno, Mela con grani, Granato...

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Lunghe bancarelle di “Ranato” (Melograno) e mele caramellate lungo i viali che portano al cimitero. Sono gli anni successivi al secondo conflitto mondiale (1950), quando intere famiglie si recavano in quel luogo Santo per la commemorazione della festa dei defunti. Portavano con sé l’unico ritratto della persona venuta a mancare per depositarla vicino alla tomba per i giorni di festa (1 e 2 novembre). All’uscita della visita al cimitero, ogni famiglia acquistava O’ Ranato  al prezzo di 5 lire, uno sfizio che a quei tempi era un sacrificio. Nella storia culturale dei nostri luoghi, O’ Ranato ha rappresentato il frutto dei morti fino agli anni 80. Da quel periodo, fino e qualche anno fa, questi frutti antipatici da sbucciare, sono andati nel dimenticatoio fino a che…. si sveglia qualche ricercatore e in maniera quantomeno avventata attribuisce a questo frutto proprietà antiossidanti miracolose etichettandolo frutto-anticancro. Ricchi di potenti antiossidanti, di aiuto alla rigenerazione cellulare, previene le malattie cardiache, aiuta a ridurre il rischio di cancro al seno, risolleva i sbalzi d’umore, mantiene le ossa forti, ti mantiene giovane, aiuta e esfoliare la pelle, protegge contro i danni UV, protegge il cervello. Il marketing e i media hanno fatto il resto, negli ultimi tre anni questo frutto ha riacquistato l’importanza e il valore  che la storia gli aveva assegnato. Mela con grani ( malum-granatum), melagrana, granato e nel nostro dialetto ‘Ranato è uno dei sette frutti elencati nella Bibbia (Deu. 8,8) come speciali prodotti della terra promessa. Nella simbologia ebraica, simboleggia onestà e correttezza, dato che conterrebbe 616 semi, che come altrettante perle sono le 613 prescrizioni scritte nella Torah. Inoltre alcuni studiosi di teologia ebraica hanno supposto che il frutto dell’Albero della vita del Giardino dell’Eden fosse una melagrana. Effettivamente siamo stati degli stupidi , molte persone hanno tagliato questi alberi per fare spazio o piantarci qualcos'altro 
Oggi c’è stato un forte ritorno a questo frutto, grazie ai media e all'avvento della tecnologia degli estrattori di succo casalingo. Con gli estrattori si riesce ad ottenere un bicchiere di succo con un solo  ‘Ranato’ di grosse dimensioni. Resta fastidioso aprire questo frutto dai 600 semi, ma un piccolo trucchetto c’è. Con un coltello incidere un quadrato attorno al fiore e rimuoverlo, a questo punto intaglia la buccia in più parti, come si fa con l’arancia, aprire a fiore il melograno e rimuovere i semi. Versare i semi nell'estraggo e berlo al momento, il beneficio visibile  è quello di sollevare i balzi d’umore, il succo è di una bontà Divina!      

Spaghetti cacio, pepe e Zafferano dell’Aquila Dop

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Cacio e pepe un classico della cucina povera romana con l'aggiunta dell'Oro di Navelli, alias Zafferano dell'Aquila Dop. Un abbinamento che ha subito conquistato consenso grazie anche al sapore coinvolgente di questa spezia che nel territorio abruzzese è diventata la regina indiscussa di questo territorio.  Il mondo delle cooperative agricole attraverso il network di confcooperative "Qui da Noi" seleziona da sempre i migliori prodotti agoalimentari presenti sul territorio nazionale. Lo zafferano dell'Aquila Dop è un eccellenza unica e rara che tutto il mondo ci invidia ed è il simbolo dell'Abruzzo. Questa spezia negli anni del secondo dopoguerra è stata salvata e valorizzata grazie all'intuito di Silvio Salvatore Sarra fondatore della Cooperativa Altopiano di Navelli. Grazie a questa cooperativa  si è riusciti a salvare la produzione e la presenza dello zafferano nel territorio aquilano. Una lunga risalita fino al riconoscimento della Dop da parte del Ministero delle Politiche Agricole avvenuto il 4 Dicembre 2001. La pasta proviene dall'antica Daunia che è  la culla del grano duro italiano, che corrisponde integralmente al territorio della provincia di Foggia. Proprio in questo territorio, Nazareno Strampelli selezionava una nuova varietà di grano duro, il “Senatore Cappelli”. La O.P. Daunia & Bioè nata nel 2011 ed è ripartita dalla coltivazione di questo grano per trasformarlo in una pasta ricca di profumi e sapori antichi.
 Ingredienti
400 g di spaghetti Daunia & Bio
6 cucchiai di formaggio pecorino grattugiato
6 cucchiaio di formaggio parmigiano grattugiato
4 pomodorini
Una noce di butto
Una bustina di zafferano dell’Aquila Dop
Sale
Pepe

Procedimento
Cuocete gli spaghetti in acqua bollente poco salata con quattro pomodorini, nel frattempo mettete in un tegame il pecorino, il parmigiano, un cucchiaio di burro una bustina di zafferano. Prima di scolare la pasta versate mezzo mestolo di acqua di cottura nel tegame con gli ingredienti citati e mescolate in modo che si formi una cremina vellutata. Scolate gli spaghetti e saltateli nella crema di cacio, pepe e zafferano, se necessario aggiungete altra acqua di cottura che avrete messo da parte prima di togliere la pasta. Lasciate riposare per due minuti e impiattate guarnendo con un pomodorino scottato, pochissimo pepe e parmigiano.

Come scegliere un Olio Extra Vergine di Qualità #Qui da Noi Puglia

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I viaggi del gusto ti permettono di scoprire sapori, tradizioni e territori, ma allo stesso tempo ti educano a scoprire la specificità dei prodotti e a come scegliere quello di qualità.
Grazie al tour Qui da Noi, ho partecipato presso la cooperativa Aproli di Bari ad una degustazione e mini corso di Oli locali. Grazie alle nozioni tecnico-pratiche di un  tecnico Agronomo e un assaggiatore professionista, sarà più facile oggi scegliere un olio extra vergine di oliva di qualità. Condivido con la rete un piccolo opuscolo della cooperativa Aproli, di come scegliere un olio extra vergine di Oliva di qualità.
L'olio extra vergine di Oliva è ottenuto dalla prima spremitura di olive esclusivamente attraverso processi meccanici, in condizioni che non causino alterazioni dell'Olio, e la cui acidità non risulti superiore all' 0,8 di acido oleico.
Per rientrare nella soglia 0-0,8% di acidità, le olive devono essere di prima qualità, integre e  molite nelle 48 ore dalla raccolta. 
L'Olio di Oliva Vergine è definito con questa dicitura perchè la sua acidità è compresa tra (0,81 - 2 ).
L'Olio di Oliva Lampante invece ha una acidità compresa da 2,01 in poi.
Quindi un indicatore importante in un Olio Extra Vergine di Oliva è il valore dell'acidità, questo indice determina lo stato di salute dell'oliva: tanto più e basso tanto più sane  erano le Olive.
Dalla bassa acidità dipende la presenza abbondante in un Olio extra Vergine di qualità, alcune sostanze, i ponifenoli, potentissimi antiossidanti dal sapore amaro e piccante. Oli con bassa acidità, tendono ad avere più antiossidanti e mantengono le loro qualità più a lungo.
Tutti dovremmo essere educati a scegliere un prodotto di qualità, per non incappare frodi dove spesso l'Olio extra vergine di Oliva viene alterato con altri oli di bassa qualità. Molti speculatori infatti hanno voluto far credere alla massa che un olio amaro e piccante era sintomo di un elevata acidità, quando la stessa è possibile misurarla solo attraverso esami di laboratorio specializzati. Stessa cosa vale anche per il  senso di bruciore percepito in gola, che dipende dal gusto e dalla tipologia dell'Olio.
I sentori che possono essere riscontrati in un olio extra vergine di Oliva sono i seguenti:
ATTRIBUTI POSITIVI: fruttato , amaro,  piccante
ATTRIBUTI NEGATIVI : Riscaldo, Muffa-umidità, Morchia, Avvinato-inacetito, Metallico, Rancido, Cotto o stracotto, Fieno o legno, Grossolano, Lubrificanti, Acqua di Vegetazione, Salamoia, Sparto, Terra, Verme, Cetriolo.
Cosa si intende per spremitura a freddo: si intendono, tutte le buone norme di lavorazione che impongono, durante la fase del processo produttivo, il mantenimento di  temperature più bassi possibili ( max 27°) 
Come si conserva l'olio Extra Vergine di Oliva : L'olio extra vergine di Oliva teme l'ossigeno, le alte temperature e la luce diretta. Dopo l'estrazione si presenta ancora torbido, ma si chiarifica spontaneamente per semplice decantazione in recipienti di metallo a 18-20. Dopo alcuni giorni la morchia depositatesi sul fondo viene separata con un travaso.
La conservazione dell'olio deve essere il più breve possibile e il consumo non dovrebbe essere ritardato per più di un anno.Col il passare del tempo l'olio perde il colore verde e il profumo originario ( degradazione della clorofilla ).
Non a caso questo mini corso è stato effettuato in Puglia, la regione più olivetata d'Italia,che conserva ulivi millenari e di inestimabile valore ambientale paesaggistico e storico culturale. Solo la puglia produce la metà delle olive e dell'olio Italiano.

Roccocò morbidi

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Si avvicina il Natale e la rubrica  l'Italia nel Piatto anticipa solo per questo mese la data di pubblicazione delle ricette tipiche della propria regione.Il tema di questo mese e' : Natale in Campania.La mia scelta e' caduta subito sul mitico e inimitabile roccocò morbido. Mai mi sono permesso di ritoccare una ricetta della tradizione, per il massimo rispetto che porto ai miei antenati conterranei, chi lo fa e' solo per vanagloria personale, come il caso dello chef stellato che nella matriciana mettere l'aceto balsamico........poi i risultati sono davvero pessimi.... La ricetta del roccocò e' legata anch'essa  ai conventi e ai monasteri, come la stragrande maggioranza dei dolci... quelli buoni, nascono in un ambienti religiosi. C'e' la mano di Dio???? Bhè l'ispirazione di questi religiosi e' stata la base di tutta la pasticceria moderna.Così e' stato anche per  il roccocò, la sua preparazione più antica risale nel 1320 per opera delle monache del Real Convento della Maddalena.Il roccocò ci accompagna per tutto il periodo natalizio e non può assolutamente mancare nella preparazione della tavola per le due vigilie.
In tempi passati il roccocò veniva  "iniziato"a fine pranzo dell'Immacolata concezione  8 dicembre.
Il roccoco' fa parte della tradizione gastronomica napoletana, ed e' un dolce che si e' ben radicato in tutta la regione.
Particolarità del roccocò e il profumo e il sapore che gli conferisce l'inimitabile pisto, un mix di spezie perfetto per questo biscotto che tutto il mondo ci invidia.
Ingredienti:
200 g di farina "00" 
50 g di zucchero
80 g di miele
3 g ammoniaca per dolci
100 g di mandorle
10 g di pisto
scorza di arancia candita
1/2 bicchiere di acqua 
un pizzico di sale
un tuorlo d'uovo 
Pisto(totale 6-7 g) :
  cannella,
  chiodi di garofano,
 coriandolo,
 l’anice stellato 
 la noce moscata
pepe bianco

Preparazione
Ho messo la farina a fontana su una spianatoia, al centro ho fatto un incavo con il pugno,in quell'incavo ho  ho aggiunto lo zucchero,il miele,la scorza di arance candite, un pizzico di sale, 80 g di mandorle tritate  e il pisto .Infine ho aggiunto l'acqua ed ho incominciato ad amalgamare tutti gli ingredienti. A questo punto ho aggiunto l'ammoniaca ed ho continuato ad impastare il tutto. Ho formato un palla e ho fatto riposare per dieci minuti circa.
Trascorso il tempo ho formato una ciambella e' ho inserito nella stessa delle mandorle intere. Ho appena schiacciato con il palmo della mano la ciambella dandoci la forma del caratteristico roccocò. Adagiarli in una teglia rivestiti da carta da forno e distanziarli tra di loro, perchè durante la cottura tendono a gonfiarsi un pò. 
Li ho pennellati con il tuorlo d'uovo e li ho infornati a 180° per 15-20 minuti in forno preriscaldato.
     
Cosa sarà successo nelle altre regioni d'Italia??????
Andiamo a scoprirlo !!!!!!!!!!!!!!!!!!!





  • Valle D'Aosta - Mont Blanc http://cinziaaifornelli.blogspot.it
  • Piemonte - Lasagne alessandrine della Vigilia - http://lacasadi-artu.blogspot.it/
  • Lombardia - Pucia Dulsa - http://ledeliziedellamiacucina.blogspot.it/
  • Trentino Alto Adige - Lebkuchen, zimtsterne e zelten tirolese..le ricette originali!        http://afiammadolce.blogspot.it/
  • Veneto - Crema al mascarpone con grappa cuor di prosecco - http://ely-tenerezze.blogspot.it/
  • Friuli Venezia Giulia - Mostazzòns -  http://nuvoledifarina.blogspot.it
  • Emilia Romagna - La spongata -  http://zibaldoneculinario.blogspot.it/
  • Liguria - baccalà boggìo a-o verde -http://arbanelladibasilico.blogspot.it/
  • Toscana - Panpepato di Siena - http://www.nonsolopiccante.it/
  • Umbria -  Tozzetti canditi http://amichecucina.blogspot.it
  • Marche - Tagliatelle con lo stoccafisso http://lacreativitaeisuoicolori.blogspot.it
  • Abruzzo -Ferratelle abruzzesi http://blog.giallozafferano.it/incucinadaeva/
  • Molise -Tozzetti della mia mamma-  http://lacucinadimamma-loredana.blogspot.it/
  • Lazio - Panpepato - http://elly-chezentity.blogspot.it
  • Campania - Roccocò moridi - http://www.isaporidelmediterraneo.it/
  • Puglia - Bocconotti di pasta reale -  http://breakfastdadonaflor.blogspot.it
  • Basilicata - Pettolehttp://blog.giallozafferano.it/sognandoincucina
  • Calabria -Turdiddri o turdilli calabresi  http://blog.giallozafferano.it/iocucinocosi
  • Sicilia - Torrone Siciliano alle mandorlehttp://blog.giallozafferano.it/cucinachetipassaoriginal/
  • Sardegna - Torrone sardo di Tonara http://blog.giallozafferano.it/vickyart

  • L'ultimo appuntamento della rubrica l'Italia nel piatto e' fissato per il giorno 20 Dicembre con 

    Ti Regalo una Ricetta di Natale (con scambio interregionale).....


    Zuppa di torzelle e patate

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    La torzella è uno dei cavoli più antichi  che si sono sviluppati nel bacino del mediterraneo, infatti è chiamato anche cavolo greco oltre che "torza riccia" in dialetto napoletano.  Questo tipo di cavolo è conosciuto per le sue importanti proprietà nutrizionali, (vitamine A e C, calcio, potassio ed enzimi digestivi), mineralizzanti, disinfettanti, antibatteriche, e anticancro (protegge dai tumori intestinali). Dopo una lunga storia, la torzella scomparve dagli orti dei contadini nel secondo dopoguerra. Nel 2007 grazie al programma per il recupero e la valorizzazione del germoplasma orticolo campano (iniziato nel dicembre 204) fu messo a punto un progetto per il recupero di questa specie, ritrovata in un orto nel comune di Marigliano. Oggi la torzella è ufficialmente iscritta nel registro nazionale delle varietà di specie di piante ortive e viene coltivata nell'Acerrano-Nolano. 
    Dopo le feste natalizie è importante depurarsi con una dieta disintossicante per evitare un accumulo di sostanze nocive. Qualsiasi dieta depurativa si fonda la sua efficacia sul consumo adeguato di acqua e soprattutto il consumo di frutta e verdura.
    La ricetta che propongo è un classico della cucina napoletana, torzelle e patate, presente in molti menù di locali rinomati.
    Ingredienti
    1 kg di Torzelle
    400 g di patate

    Olio extra vergine di oliva
    peperoncino
    Sale
    Procedimento
    Pulite le torzelle scartando le foglie più  dure e lavatele accuratamente in abbondante acqua. Portate a bollore in una pentola 1,5 litri di acqua, calate le torzelle e fate cuocere per circa 25 minuti. Aggiungete le patate tagliate a fungitiello  e lasciate cuocere per altri 10 minuti. Se durante la cottura si asciuga troppo aggiungete altra acqua bollente fino a coprire le torzelle. 
    A cottura ultimata spegnete il fuoco e servite le torzelle  e patate aggiungendo olio extra vergine di oliva e peperoncino se gradito. 


    Rucule ‘nfarinat e Fritt -Poesia Sott’ O Fuculare -

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    Ci sarebbe da scrivere una poesia su questo fritto che ha accompagnato i ricordi dei bambini di un passato non molto lontano, quando la nonna…. rint ‘o ruot, sott ‘o fucular, frijeva ‘e rucule  ‘nta farina…
    Non si può descrivere la sensazione di questa bontà…
    Pur con l’aiuto del web, sono state vane le mie ricerche nel trovare questo tipo di verdura; qualcosa di molto simile c'è, ma non è quella che vedete in foto.
    Beh! una ragione me la sono fatta, questa pianta  che non e’ in vendita in nessun supermercato, è possibile reperirla in quegli orti presso qualche vecchietto che si dedica a coltivazioni casarecce di ortaggi e quanto altro possa definirsi ancora genuino. E’ possibile che nel corso dei secoli essa abbia  subito mutazioni che ne hanno anche variato la sua struttura originaria, anche grazie ai giochi che la natura stessa pone in essere, malgrado la mano dell’uomo. Infatti , i più la confondono con la rucola o la ruchetta. Ma questa è un’altra storia, figlia della precedente.
    Chiedi e ti sara' dato, Franco ha accolto il mio appello e mi ha inviato la Poesia che avevo invocato.

    SOTT’O FUCULARE
    Un ritorno al passato, non molto remoto, su un’infanzia vissuta con piacere. A rammentare, per averne ancora il ricordo vivo, la struggente bellezza di momenti  che non ti lasciano mai, tanto da lasciare tracce indelebili, anche nelle odierne quotidianità. Di questi ricordi, specialmente i sapori di quei tempi, non cessano di essere autentiche realtà legate a quelle genuinità di cui tanto si sente il bisogno…..Con le NOTE si dà anche la traduzione di qualche termine….non più in uso.


    Nun è nu’ fattariell’e tiemp antiche,
    ma ‘o vvero ‘e chella vita d’o passato,
    che ll’uommene cchiù viecchie, cu’ ll’amiche
    arricordano, parlanne: t’è scurdato?

    Pur’je, turnann’arreto cu’e pensieri,
    all’ann ‘e quanno ero piccerillo,
    mo’ m’arricordo comm foss ‘aieri,
    cu poche pazziarelle e ‘nu vattillo.

    Me steva ‘nzino comme foss’a mamma,
    ‘o ccarezzavo c’a manella, e addora
    e, na frittura ‘e rucule c’a nzogna,
    nun se fermava arint, jeva ‘a fora.

    A’ ggente a’llà ppe tuorno ‘a voce,
    aizava comme stesseno cu’ nnuie,
    ce’a date ‘na pezzella cu’ ‘na noce,
    e nuie priamm’a Dio assiem’a vvuie?

    A tiana ‘ncopp’o trebbete vulleva,
    cu ‘e stèlle che sparavano scintille,
    ‘o ffuoco allèro, allèro che jardeva,
    pareva ca pur’isso ce traseva.


    Accarezzava ‘o pignatiello ‘e creta,
    chiìn’e fasule russe, chianu, chiano,
    ‘a vrasa ‘e chellu ffuoco, pur’addrèta,
    reva calore comm’accarezza ‘a mano.

    E na carezza vera, po’ ‘nt’o suonno,
    cchiù fforte ‘e na’ jurnata ‘e fantasia,
    ‘nt’e bbracce fort e ddoce ‘e nonna mia,
    ca ‘nzieme a Dio, ce guard’all’atu munnoche 
                                                                                   di Franco Russo                     


    Stèlle= pezzi di legna spaccata, utilizzata per alimentare il fuoco sotto il “trebbeto”;
    Trebbete= (tripode) manufatto metallico utilizzato per il pentolame in rame, molto usato tempo fa e ancora in voga, di varie misure  ed adatto all’uso che se ne deve fare;
    Vrasa= brace.
    NOTE della Traduzione.
    RUCULI=  un tipo di verdura molto usata a quei tempi e ancor tutt’ora, un po simile alla rucola, ma non uguale.
    PIGNATIELLO= un orcetto con due maniche, in creta, adatto a stare vicino alla brace del focherello, usato tutt’ora,      che dà una cottura costante, saporita e genuina a legumi e non solo.
    Ingredienti: 
    Rucola a foglia larga 
    1/2 Kg di Farina "0" 
    1/2 Kg Farina di Semola
    Sale 
    Olio per Frittura (Na' Vot' a nzogna)
    Procedimento: 
    Selezionare dal ceppo grande i Ruculi centrali, lavarli in abbondante acqua per due tre volte 
    Sbollentarli per 5-6 minuti in abbondante acqua salata,Scolarli in una scolapasta e lasciarli per una 30 minuti in modo che si asciughino bene.
    Infarinare i Ruculi nella farina e friggerli in abbondante ma non troppo olio. (non li deve coprire)  
    Un fritto dal sapore unico, consiglio di accompagnarlo con pane fresco e un bel bicchiere di Rosso.
    B   U   O   N       A   P   P   E   T   I   T   O
    Traduzione poesia SOTT’O FUCULARE
    Una traduzione, inevitabilmente, provoca l’annullamento della rima. Ma, tant’è.
    VICINO AL CAMINO
    Non è un fatterello dei tempi antichi,
    ma la realtà di una vita trascorsa,  
    che gli uomini più anziani, c on gli amici,
    ricordano, parlando: ti sei scordato?

    Anch’io, tornando indietro coi pensieri,
    agli anni di quand’ero piccolino,
    or lo ricordo come fosse ieri,
    con pochi giocattoli ma almeno un gattino.

    Mi stava in grembo come se fossi la mamma,
    lo accarezzavo con la manina, e l’odore
    di una frittura di ruculi con la sugna,
    non si fermava dentro, andava fuori.

    La gente del vicinato la voce,
    alzava come stesse insieme a noi,
    ci date una frittella con una noce,
    e noi preghiamo Dio insieme a voi?‘

    La pentola sul tripode bolliva,
    con i pezzi di legna che sparavano scintille,
    il fuoco allegramente che ardeva,
    sembrava che anche lui partecipava. 

     (il fuoco)Accarezzava il pignatiello di creta,
    pieno di fagioli rossi, piano, piano,
    la brace di quel fuoco, pure indietro,
    dava calore come accarezza una mano.

    E una carezza vera, poi nel sonno,
    più forte di una giornata di fantasia,
    tra le braccia forti della nonna mia,
    insieme a Dio, ci
    guarda dall’altro mondo.

    Spaghetti con acqua di limone, caciocavallo e pistacchio

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    Quando usiamo bucce di limone nelle nostre pietanze dobbiamo essere sicuri che la provenienza sia di tipo biologico e senza contaminazioni da agenti chimici . Ma perché un limone lo rendono non biologico?  Una prima causa è mantenere la lucidità del frutto nel tempo, un limone o arancia  prodotto fuori dal nostro territorio richiede lavoro e tempi di trasporto significativi, quindi sulla superficie dell'agrume viene applicato un trattamento con E904 (– Gommalacca –  Agente di rivestimento e lucidante, impedisce il deperimento del frutto nel tempo)  E914(Cera polietilenica ossidata)  e IMZ che è un pesticida che si deposita sulla buccia anche se è possibile rinvenirlo all'interno del frutto. Se il mio territorio offre agrumi come limoni o arance, per quale motivo devo comprarmi quelle che provengono dalla Spagna o dalla Sicilia?  La Campania e la Sicilia sono piene di piante di limoni, e fino e 40 anni fa quest'albero era un accessorio disponibile in ogni cortile, all'occorrenza ogni famiglia ne usufruiva. Una condivisione che si sta perdendo causa la forte cementificazione delle città. Quest'anno la vecchissima pianta di limone che abbiamo in cortile, oltre agli svariati kg di limoni, ci ha regalato un bellissimo souvenir un frutto di 1 Kg. Stupore e meraviglia, madre Natura non finisce mai di stupirci. Come per gli altri casi, abbiamo pensato che l'interno del limone corrispondesse ad un limone di dimensioni normali e tutto il resto buccia…. Ipotesi sbagliata, il limone da un Kg aveva tutto proporzionato e ha prodotto 400 ml di succo. A questo punto che il limone souvenir era stato spremuto, la buccia era davvero un peccato buttarla nell'umido. Sulla rete tempo fa ho letto una ricetta di Peppe Guida, Chef rinomato della stupenda Costiera o come viene spesso denominata "Terra di Limoni".  Provata con qualche variante che non stravolge l'impianto originario della ricetta. 
      Ingredienti:
    350 g di spaghetti
    1/2 limone da un kg 
    700 ml di acqua circa 
    140 g di Caciocavallo di Castelfranco in Miscano
    olio extra vergine di oliva (quello buono)
    2 cucchiai di granella di pistacchio
    Procedimento:
    La mattina verso le sette mettete a macerare le scorze di limone (solo la parte gialla, il bianco che è attaccato sotto la scorza renderà il piatto amaro) in acqua calda, va bene quella presa dal rubinetto. Verso la mezza (12:30), togliete le bucce di limone e portate a bollore l'acqua, aggiungete gli spaghetti e un po' d'olio extra vergine di oliva e cuocete come se fosse un risotto. Aggiungete acqua se c'è bisogno. Terminata la cottura mantecate con il Caciocavallo di Castelfranco in Miscano e ultimate il piatto aggiungendo un filo di olio. Impiattate e guarnite con la granella di pistacchio.

    “#IoRestoACasa… ma cucino!”. Chef improbabili ai tempi del coronavirus.

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    Chef improbabili ai tempi del coronavirus: partecipa al nuovo food contest di Qui Da Noi!
    Costretti alla vita domestica, pare proprio che noi italiani stiamo riscoprendo l’amore per la cucina: rispolveriamo ricette della tradizione e sperimentiamo tecniche a prova di “abracadabra" apprese dai tanti talent show della tv o dai social network...
    Se anche tu ti senti uno dei tanti “chef improbabili” che in questo periodo afferrano mestoli, amalgamano ingredienti e azionano frullatori a tutto andare per sperimentare nuove ricette e far passare il tempo, partecipa al nostro food contest #IORESTOACASA… MA CUCINO!
     È davvero semplicissimo.
    Seleziona e realizza una delle tante ricette dei nostri blogger pubblicate su www.quidanoiblog.it ed invia un messaggio alla nostra pagina facebook QUI DA NOI – Cooperative Agricole con:

    -      il nome della ricetta selezionata e la foto del tuo piatto;
    -      il tuo nome e cognome;
    -      la tua città di provenienza;
    -      la tua professione;
    -      un breve messaggio di buon auspicio e/o un pensiero su come la cucina possa aiutare a superare questo particolare momento storico.
    Sarà premura degli amministratori della pagina di Qui Da Noi pubblicare l'immagine della ricetta direttamente nell’album facebook “Food Contest: "#iorestoacasa… ma cucino!”.
    Il nostro staff premierà le 3 foto-ricette più belle con i seguenti premi:
    1° classificato: Olio
    2° classificato: Vino
    3° classificato: Salumi
    Il contest ha inizio oggi, martedì 24 marzo, e terminerà venerdì 24 aprile 2020.Con questa iniziativa, lo staff di Qui Da Noi non intende sminuire la situazione attuale che il mondo sta vivendo, ma solo trovare un modo, si spera piacevole, di intrattenere i tanti appassionati di cucina nella consapevolezza di dover tutti rimanere a casa per il bene comune. Inoltre il contest rappresenta il nostro tentativo di dare visibilità e sostegno morale alle tante cooperative agricole e della pesca, ovvero a quegli uomini e a quelle donne che ogni giorno continuano a lavorare per garantirci prodotti freschi e sicuri.
    Buon divertimento!
    #andràtuttobene

    Spaghetti allo zafferano, peperone crusco e fave.

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    Un piatto di semplice esecuzione, colorato, saporito e  con ingredienti di prima qualità. Il profumo  caratteristico  dello zafferano dell'Aquila Dop, la morbidezza del parmigiano, la dolcezza delle fave e la rusticità del peperone crusco di Senise. "Lo zafferano dell'Aquila Dop è un eccellenza unica e rara che tutto il mondo ci invidia ed è il simbolo dell'Abruzzo. Questa spezia negli anni del secondo dopoguerra è stata salvata e valorizzata grazie all'intuito di Silvio Salvatore Sarra fondatore della Cooperativa Altopiano di Navelli. Grazie a questa cooperativa  si è riusciti a salvare la produzione e la presenza dello zafferano nel territorio aquilano."
      Ingredienti
    400 g di spaghetti
    6 cucchiaio di formaggio parmigiano grattugiato

    fave a piacere
    6 cucchiai di olio extra vergine di oliva

    un peperone di Senise tritato
    Due bustina di zafferano dell’Aquila Dop
    Sale

    Procedimento
    Cuocete gli spaghetti in pochissima acqua bollente poco salata: durante la cottura, se c'è bisogno ,aggiungete altra acqua bollente man mano che si asciuga. Due minuti prima che termina la cottura aggiungete le due bustine di zafferano dell'aquila Dop e 6 cucchiai di olio extra vergine di oliva. Terminata la cottura aggiungete le fave e mantecate con parmigiano. Lasciate riposare per due minuti e impiattate guarnendo con il peperone crusco di Senise.

    Il Fagiolo della Regina Maria Teresa.

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    Nella terra di San Lupo, piccolo paese di 850 abitanti a 25 km da Benevento, certe tradizioni  per fortuna non muoiono mai. Avevo perso ogni speranza di trovare questo tipo di fagiolo, raccomandatomi da un novantenne di Marcianise. Questo legume aveva suscitato in me tanta curiosità da farne poi anche una scheda sul portale "Gente del Fud "Fagiolo della Regina". La speranza si dice sempre e' l'ultima a morire...
    La terra di San Lupo e' famosa per l'olio extravergine d'oliva (quello buono) e parlando con un produttore, chiedevo informazioni di questo fagiolo, spiegandogli tutta la sua storia e chiedendogli come fosse possibile trovarlo. 
    Il Sig. Orsini apprezzava il mio discorso che elogiava la sua Terra e questo fagiolo che a me era sconosciuto:  aprì un cassetto e mi regalò una bustina di fagioli avuti dall'unico contadino privato  che li produce  in questa terra.
    La mia ricerca finisce nel migliori dei modi: ho potuto assaggiare questo tipo di fagiolo, unico, delicato, soffice, una delizia..... la regina Maria Teresa comunque aveva buon gusto. e quando si trova con me difficilmente accade...
    La terra di San Lupo e' famosa per la pietra e per l'olio extravergine d'oliva (quello buono) e parlando con un produttore, chiedevo informazioni di questo fagiolo e come fosse possibile trovarlo, inoltre gli spiegavo tutta la storia di questo fagiolo.
    Il nome di questo fagiolo, esclusiva della terra di San Lupo (BN), deriva la sua origine da un fatto storico che si riallaccia alla figura del cavaliere Achille Jacobelli, noto personaggio di questo paese di metà Ottocento. Jacobelli frequentava la corte del re Federico II di Borbone e godeva della stima e della familiarità sua e della regina Maria Teresa. Il cavaliere, un giorno, portò a corte un sacchetto di fagioli che donò alla Regina, pregandola di assaggiarli. Il giorno seguente, la regina convocò Jacobelli per ringraziarlo avendo trovato quei fagioli buonissimi. Inoltre, gli chiese di conoscere il nome di quei deliziosi legumi; il cavaliere di rimando le rispose: “Maestà, da oggi in poi, questi fagioli, in vostro onore, saranno chiamati "Fagioli della Regina”Questa particolare fagiolo è sicuramente una varietà locale molto antica, che si è conservata inalterata fino ai giorni nostri non subendo alcun miglioramento selettivo ad opera dell’uomo in tempi recenti. Infatti, i fusti del fagiolo della regina si sviluppano in altezza in maniera consistente rispetto alle normali cultivar e necessitano di una rilevante quantità d’acqua, senza la quale non possono giungere a maturazione. Infine, non avendo avuto un processo selettivo finalizzato ad una maggiore resistenza e produttività della varietà, il fagiolo della Regina è facilmente soggetto all'attacco di parassiti ed insetti, che ne riducono, consistentemente, la produzione. Ciò non di meno, possiede ottime qualità nutritive, un’alta digeribilità e una morbidezza e dolcezza uniche.Il periodo di semina copre l’arco temporale tra il mese di giugno e gli inizi del mese di agosto, la fioritura ha inizio dopo almeno venti giorni dalla nascita. Dopo l’impollinazione, entro 2 – 3 giorni, cadono i petali e inizia la crescita del baccello. Questa pianta attecchisce esclusivamente nel territorio di San Lupo (si trovano piccole coltivazioni ad uso domestico diffuse sul territorio collinare sannita) che possiede delle particolari caratteristiche climatiche e del suolo (temperatura, umidità, qualità delle acque, struttura del terreno) ad essa favorevoli.L’altitudine che caratterizza il territorio collinare sannita sui 500 m s.l.m. permette di parlare di tipicità di questo prodotto e di riconoscere sicuramente San Lupo come capofila.


    Pesto di Vasinicola

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    Il basilico è una pianta aromatica di uso diffuso nella cucina italiana ed in particolar modo quella del sud. Nella cultura enogastronomica meridionale non può esistere che si faccia un insalata di pomodoro, uno spaghetto con il pomodoro fresco, una pizza margherita, la conserva di pomodoro fatta in casa senza utilizzare il basilico che comunemente viene chiamato  (a’ sinicol) vasinicola.
    Il dialetto napoletano, patrimonio dell’unesco, conserva ancora il termine dialettale di vasinicola, diffuso tra l’altro in molte zone del sud. Questo termine non deriva da nessun Nicola ma da basilicum, basilicum, vasilicum fino a vasinicola e significa pianta regale o del rè.
    Ultimamente sta entrando nella nostra cultura l’utilizzo del pesto di basilico, invenzione  genovese, per la sua praticità e velocità nel suo utilizzo. Standoci accorti alla qualità, il miglior pesto in circolazione è senza dubbio quello che ci auto produciamo in casa con ingredienti scelti e di qualità. Naturalmente l’autoproduzione parte dalle piante di Vasinicola coltivato nell’orto che in questo periodo abbonda per essere utilizzata come detto in precedenza nella produzione casalinga di passata di pomodoro; l’aglio, il formaggio grattugiato pecorino sale e pinoli. Come possiamo notare sono pochissimi ingredienti semplici e salutari. Nei pesti in commercio invece accade che leggendo le etichette gli ingredienti non hanno nulla a che vedere con quelli della ricetta “Tipo”. La quantità di basilico è scarsa e l’olio extra vergine di oliva viene sostituito con olio di girasole o margarina, gli anacardi al posto dei pinoli e viene aggiunto panna e patate per dare cremosità al pesto. Di seguito qualche etichetta di pesti al basilico che troviamo comunemente in commercio:  
    Tigullio usa olio di semi di girasole (34%), basilico (29,8%), patate, sciroppo di glucosio, anacardi, Grana Padano (4,5%), formaggio pecorino (4,5%), sale, olio extravergine (1,5%), pinoli (1%), acido lattico, aglio. Saclà adopera olio di semi di girasole, basilico italiano (36%), Grana Padano Dop (5%), anacardi, sale marino, glucosio, Pecorino Romano Dop (2,5%), pinoli (2%), aromi, fiocchi di patate, correttore di acidità acido lattico, olio extravergine di oliva, aglio; Knorr alza la percentuale di basilico 46%, ma usa olio di semi di girasole, Grana Padano Dop 5%, anacardi, proteine del latte, sale, Pecorino Romano Dop 2%, olio extravergine d’oliva 2%, sciroppo di glucosio, zucchero, patate in fiocchi, aromi, aglio 0,5%, pinoli 0,5%, correttore di acidità: acido lattico. Fres.co: olio vegetale, basilico, margarina vegetale, anacardi, formaggi grattugiati, aromi, olio di oliva, sale, pinoli, aglio. Buitoni usa: basilico 31,5%, olio di girasole, siero di latte in polvere, olio extra vergine di oliva 10%, formaggio pecorino, formaggio grana padano 5%, destrosio, pinoli 1,5%, sale, aglio 0,5%, aromi naturali.                                         

    Ingredienti:

    200 g di Vasinicola

    100 g di Nocciole 

    420 ml di Olio extra vergine di Oliva 

    300 g di Parmigiano

    6 pomodorini gialli 

    1 spicchio d'Aglio

     sale

    La ricetta postata è il frutto di un pesto di vasinicola, olio extravergine italiano, parmigiano e un trito di nocciole non tostate che gli abitanti di Palma Campania amano cucinare la vigilia di Natale. 

    Procedimento: 

    Raccolto il basilico, lo laviamo e lo lasciamo asciugare su canovaccio. Consiglio di preparare il pesto poco per volta in modo da non surriscaldarlo. Mettiamo nel boccale la vasinicola, l’olio extra vergine di oliva, le nocciole e il parmigiano e sale. Frulliamo il tutto con un buon frullatore ad immersione, in modo veloce da non far surriscaldare il pesto. Una parte del pesto lo mettete nei bicchieri adatti per congelare il resto lo usate per condirci subito una pasta. In una padella fate soffriggere l’aglio spaccato a metà e aggiungete i pomodorini gialli che farete appassire a fiamma bassa per 5 -6 minuti. Aggiungete in questo soffritto un bicchiere di pesto, insaporite e togliete dal fuoco. In una pentola con abbondante acqua salata cuocete gli spaghetti , scolati al dente e saltateli nella padella con il pesto di vasinicola. Dategli due minuti di riposo, impiattate e guarnite con un cucchiaio di nocciole precedentemente messe sott’olio e pomodorini gialli. Buon appetito

    Mezzanielli allardiati

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    La pasta lardiata, un classico della cucina povera e contadina di un tempo. L’origine di questa ricetta risale al  1700: all’epoca, mentre i nobili Borboni gustavano piatti ricchi, il popolo locale si consolava con questo primo delizioso. Nel periodo della macellazione del maiale, Dicembre fine gennaio, i contadini, abili conservatori di ogni tipo di alimento, mettevano sotto sale il lardo, per sfruttare tutte le  parti di scarto del maiale. Il lardo è  l’ingrediente principale di questo piatto, che possiamo chiamare anche versione povera della amatriciana. E’ sempre la qualità degli ingredienti a fare la differenza, un lardo autoprodotto con aromi sulla sua superficie già ti da un timbro diverso rispetto al lardo industriale, i pomodori autoprodotti la stessa cosa. Il formato di pasta per tradizione e’ il Mazzanello, riconducibile al fatto che in quell’epoca pochi erano i formati di pasta e di solito tutti lunghi.
     Ingredienti per 5 persone 
    500 g  Ziti arrotolati
    150 (200)  g lardo casareccio
    500 gr di pomodori pelati San Marzano
    Due spicchio d'aglio
    Mezzo peperoncino fresco
    Pecorino grattugiato
    Prezzemolo

    Procedimento 
    Tagliate il lardo a fettine sottili e unite l’aglio tagliato finemente insieme al peperoncino. Con  un coltello ben affilato, "allacciate" il lardo,  cioè deve essere ridotto alla consistenza di una pomata, insieme all’aglio e al peperoncino, mettete  a sciogliere in casseruola. Dopodiché aggiungete il San Marzano, cuocete per almeno 40-50 minuti a fuoco dolce e aggiungendo acqua calda se il sugo si ritira troppo. Aggiustate di sale. Cuocete gli ziti arrotolati, scolateli al dente e  salatateli  nel sugo con il prezzemolo. Servire con una generosa spolverata di pecorino e pepe.

    Fattoria Sociale Cascina La Luna, Cooperativa Frassati #QuidaNoi

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    La visita alla Cooperativa Frassati è stata la prima tappa del "Tour qui da Noi," svoltasi nel mese di Ottobre a Torino, grazie alla collaborazione tra Fedagri e Finagro.
    Un grande orto cittadino alla periferia di Torino dove due sono le filosofie che animano il progetto: quella agricola, incentrata su una produzione integrata, rispettosa dell'ecosistema sopratutto di stagione, e, quella sociale riguardante l'integrazione  con la natura e l'ambiente dei disabili di natura psichica.
    L'obbiettivo del progetto della fattoria sociale è appunto,quello di integrare questi ragazzi con le realtà del territorio, ed allo stesso tempo anche quello di riuscire ad avere una sostenibilità economica del progetto attraverso la vendita dei prodotti.

    Qui entra in gioco il grande valore umano degli operatori  che chiamerei "Angeli", verso questi ragazzi che in fondo hanno bisogno solo di tanto amore.Abbiamo trascorso due ore in piena serenità con questi ragazzi e gli operatori,  visitando tutta la" Fattoria Sociale Cascina la Luna".
    Ordine,lavoro e rispetto per la natura, frutto di tanto lavoro e passione. La fattoria sociale nasce nel 2008 con la volontà della Cooperativa Frassati di realizzare un attività agricola sui terreni adiacenti al Centro diurno per disabili," la Cascina la Luna. Il progetto è di carattere socio terapeutico. I metodi di coltivazione della fattoria sociale, non prevedono l'utilizzo di sostanze chimiche ma prodotti "come nature produce".
    Il punto vendita della fattoria sociale è arredato con 40 eco-pallet assemblati ad arte.E' possibile inoltre acquistare anche prodotti che la fattoria sociale non può coltivare a causa delle dimensioni limitate e delle caratteristiche dei propri terreni.La Fattoria sociale,quindi si rivolge a produttori amici con caratteristiche, metodi di coltivazione e valori simili ai propri.
    Il progetto della Fattoria sociale, è rivolto anche alla cittadinanza ed al territorio, attraverso, diverse aree dedicate all'educazione e all'ambiente con tantissimi cittadini che ne vengono coinvolti per:
    • Stage e tirocini per giovani allievi di istituti tecnici o studenti di corsi professionali
    • Lavoro protetto rivolto alle fasce deboli
    • Percorsi didattici rivolti alle scuole, dall'asilo alle superiori
    • Progetti per e con il territorio che diventano strumenti di collegamento fra le realtà del disagio sociale e il resto del mondo, in una cornice nella quale si valorizzano le ricchezze che ognuno sa portare.
      Il punto vendita della Fattoria Sociale Frassati è aperto tutti i giorni dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 16.00 con orario continuato.
      A richiesta si possono concordare consegne a domicilio
      Per conoscere tutte le attività e le aperture straordinarie, visita il sito:  
      Se vuoi sostenere i progetti della Fattoria sociale:
      5 * 1000 Codice Fiscale : 02165980018
      Donazione con Bonifico Bancario -c/c UNICREDIT intestato a Cooperativa Sociale P.G. Frassati s.c.s. onlus IBAN: IT 27 D 02008 01046 000102921540
      Donazione con carta di credito :


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      Broccoli di rapa e fagioli.

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      I broccoli di rapa sono i protagonisti di tante storie del cibo povero del nostro territorio. Racconti  a tratti drammatici che hanno accompagnato i nostri concittadini in uno dei periodi più bui, i primi 60 anni del 900, dove la crisi e la fame colpì la classe operaia contadina. La vocazione agricola del nostro territorio in un certo senso permise la sopravvivenza grazie ai prodotti coltivati sui nostri terreni fertili. Il broccolo di rapa, insieme ai fagioli e al pane è stato un piatto in cui i nostri nonni proponevano spesso sulle loro tavole, e a loro va tutta la riconoscenza per aver saputo tramandare saperi e sapori con semplicità e amore.                                                  Una zuppiera bianca di porcella, sul tavolo con all'interno un filo di olio extra vergine e uno spicchio d'aglio schiacciato. Sul fuoco ardente del camino, bolle in una pentola, l'acqua poco salata con a fianco il pignatiello di fagioli. I broccoli di rapa  lavati e ancora bagnati vengono buttati nell'acqua bollente e una volta ripreso il bollore si lasciano cuocere per una decina di minuti.  Con una "votapesce" (schiumarola ) si tolgono dalla pentola e si versano nella zuppiera bianco facendoci capitare anche un po' di acqua di cottura della verdura. Aggiungiamo i fagioli e amalgamiamo il tutto. Si  gustano inzuppando il pane raffermo nel mix creatosi con l'olio extra vergine di oliva e l'acqua di cottura dei broccoli di rapa. Oltre alle proprietà organolettiche dei broccoli di rapa, in questo piatto, per esaltare tutti i profumi e sapori, va usato un  l'olio extravergine di oliva di certificata provenienza. 

      Zeppole di San Giuseppe fritte

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      Ho imparato a fare questo dolce grazie a Giovanna Valentino (che le zeppole le frigge due volte  in una doppia pentola) e a Gaetano (che questa ricetta l'ha collaudata tutta la vita). Le zeppole sono un dolce tipico della tradizione culinaria campana: un tempo era usuale prepararlo nel periodo di  San Giuseppe (19 marzo) tanto da essere considerato il dolce della festa del papà, oggi invece oltre questa ricorrenza lo troviamo ogni domenica nei banchi della pasticceria. La zeppola tradizionale, quella che i nostri nonni ci preparavano in questo periodo, era fritta, passata nello zucchero e cannella  e andava consumata subito. Questa tradizione di farla fritta un po' si è persa, lasciando spazio a quella di pasticceria cotta al forno con crema pasticcera. Varie sono le ipotesi sull’origine di questo dolce e tutte le ricerche portano al mondo clericale. La prima ricetta scritta risale al 1837 ed è contenuta nel trattato di cucina Napoletana di Ippolito Cavalcanti che allego alla fine del post.                                                                                                                              Ingredienti
      140 g di Burro 
      500 ml di acqua 
      300 g di farina 
      un pizzico di sale 
      6 uova di grandezza medie   
      zucchero 
      cannella 
      Procedimento: 
      In una pentola versate l'acqua e aggiungete il burro tagliato a pezzetti, portate a bollore, togliete la pentola dal fuoco e versatevi tutta la farina setacciata . Mescolate con una cucchiarella (mestolo di legno) fino  ad ottenere un composto compatto e privo di grumi, che si staccherà dai bordi attaccandosi al mestolo. Versate l'impasto in una zuppiera e lasciatelo raffreddare. Aggiungete un uovo alla volta facendolo assorbire completamente prima di aggiungere il successivo,  mescolando con una frusta (anche planetaria)  fino a ottenere un impasto liscio e omogeneo. Se si utilizzano uova grandi vanno bene 5 uova.  Trasferite l'impasto in una sac à poche e realizzate le zeppole direttamente su quadrati di carta forno, che avrete ritagliato in precedenza. 
      Mettete una doppia pentola dai bordi alti sul fuoco e versatevi l'olio per friggere in entrambe. Appena l'olio avrà raggiunto la temperatura di 170° immergete la zeppola poggiata sulla carta forno nell'olio e tirate via la carta forno con l'aiuto di una pinza. Cuocete le zeppole per un paio di minuti e trasferitele nell'altra padella con olio  girandole spesso con una schiumarola fino a doratura uniforme. Trasferite le zeppole in un piatto ricoperto di carta assorbente. e una volta asciugate bene ripassatele nel mix di zucchero e cannella.                                                                                                              

      La prima ricetta scritta delle Zeppole fritte: Trattato di cucina Napoletana di Ippolito Cavalcanti

      Porrai sulla fornella a bollire una casseruola con una caraffa e mezzo d'acqua, e mezzo bicchiere di vino bianco quando sta per bollire , allora ci mescolerai diligentemente un rotolo di ottimo fior di farina , e con lo stenderello la girerai sempre fin che la pasta si stacca dal bordo della casseruola, allora è il vero suo punto di cottura, la pörrai sulla tavola di marmo appena con un unto d'oglio , e la rammasserai con mescola ; raffreddatasi alquanto , che rendesi maneggiabile , ne farai tante giuste porzioni , e di ciascuna di esse ne formerai un tortanetto , che friggerai o con oglio, o con strutto, ma che le zeppole vadano galleggianti nella padella; fatta appena la primiera e leggiera crosta le rivolterai e le principierai a pungere, o con forchettone oppure con strumento di legno fatto precisamente, perchè così si vuoteranno , badando che non si brucino, e se vedi , che la padella fosse molto arroventata la toglierai dalla fornella gondolando sempre; divenute color d'oro, le farai sgocciolare con sotto una carta floscia, l'accomoderai nel, piatto proprio a piramide versandoci del giulebbe strettissimo , polverizzandole di zucchero .

      Spaghetti con crema di ricotta di bufala al prezzemolo, limone e cefalo affumicato.

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      La pesca lagunare di Orbetello ha una lunga storia ed è sempre stata un’attività fondamentale per l’economia del territorio. Varie sono state le fasi storiche dell’acquacoltura in Toscana, dagli Etruschi ai Romani, fino ad arrivare all’attività intensiva delle specie marine dei giorni nostri. Oggi, cento pescatori riuniti in Cooperativa, conservano metodi di lavoro e antiche tradizioni, che si traducono in prodotti ittici di eccellenza. La ricetta proposta ha come ingrediente il filetto di cefalo affumicato, specie ittica presente nell’ambiente lagunare e trasformato dalla cooperativa dei pescatori. Una preparazione quasi da crudista, tranne gli spaghetti, per esaltare in particolar modo il filetto di cefalo affumicato che sposa bene con la delicatezza della ricotta di bufala e le varie erbe adoperate.

      Ingredienti 

      200 g Spaghetti

      18 g prezzemolo

      5 foglie di menta

      2 cucchiai di ricotta di bufala

      Buccia grattugiata di limone

      Filetto di cefalo affumicato

      Olio extra vergine di oliva

      Sale

      Procedimento

      Due ore prima di preparare il piatto, tagliate a dadini il filetto di cefalo affumicato e conditelo con il succo di mezzo limone e l’olio extra vergine di oliva. 

      Mettete il prezzemolo sminuzzato, la menta e un pizzico di sale nel bicchiere del minipimer e frullate aggiungendo l’olio extra vergine a filo fino a quando non avrete ottenuto un salsa densa della consistenza desiderata. Ricordatevi di frullare ad intermittenza per evitare che le lame si surriscaldino troppo compromettendo il colore verde brillante del prezzemolo. Una volta finito di frullare, aggiungete parte della scorza di limone grattugiata.

      In abbondante acqua poco salata, lessate gli spaghetti, e un minuto prima di scolarli fate sciogliere in una padella la ricotta di bufala con mezzo mestolo di acqua di cottura. Versate nella padella gli spaghetti (scolati), la crema di prezzemolo e amalgamate a fuoco spento. Lasciate riposare per 2 minuti.

      Trascorso il tempo riamalgamate e impiattate guarnendo con buccia di limone, cefalo affumicato e marinatura.

      Un consiglio: ad ogni forchettata, agguantate anche il pezzettino di cefalo affumicato!

      Buon appetito!

      Paccheri alla canapa con zucchine e datterino giallo.

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      La canapa fa il suo ritorno sul mercato, trovando il suo impiego nei vari e molteplici settori produttivi, conquistando anche quello del food con i suoi derivati.  Per noi campani  è un ritorno, perchè nel secolo scorso Marcianise era conosciuto sui mercati italiani ed europei come uno dei miglior produttori di canapa: situato in un  vasto possedimento terriero ,era considerato una delle aree più fertili del pianeta. Negli anni 50-60 c'e' stata una conversione delle colture: si è passati dalla canapa al ricco tabacco che ancora oggi ,anche se in modo residuale, è ancora presente nelle nostre campagne.   
      Oggi, grazie all'area Agro Aversano Atellano e all'associazione Fracta Sativa Unicanapa, c'e' un ritorno  a 360° al mondo canapa. Grazie a Nicola Migliaccio, agronomo e produttore di canapa, ho avuto la possibilità di degustare i suoi "paccheri alla Canapa". 
      Questa pasta dal sapore deciso, con solo 8% di farina di canapa ,a mio modesto parere va condita in modo semplice e vegetariano, casomai sfruttando in questo periodo  ingredienti provenienti dall'orto di casa: zucchine, pomodorini gialli, basilico.  
      Ingredienti:
      250 g paccheri alla canapa
      3 zucchine tonde
      6 pomodorini gialli
      basilico
      olio extra vergine di oliva
      sale 
      pepe
      Procedimento:
      In una padella versate l'olio extra vergine di oliva e uno scalogno tagliato finemente, fate soffriggere a fuoco lento; poi aggiungere le zucchine tagliate a dadini e il pomodorino giallo, fateli cuocere 10-15 con un coperchio non chiuso ermeticamente; aggiustate di sale. Lessate i paccheri alla canapa in abbondante acqua salata, scolateli al dente e saltatela nelle preparato con le zucchine. Fate riposare i paccheri alla canapa per circa 2 minuti, impiattate e guarnite con basilico pepe e parmigiano. 
      La Pasta alla Canapa contiene un alto valore nutritivo, ricca di fibre e proteineLa farina di semi di canapa è ottenuta dalla macinatura dei semi della pianta Cannabis sativa.
      I semi vengono pressati in un torchio, poi macinati e ridotti in polvere all’interno di un mulino, dando vita ad una farina morbida nota anche semplicemente come farina di canapa. La farina di Canapa contiene tutti gli 8 amminoacidi essenziali, inclusi metionina e cisteina che normalmente sono scarsamente rappresentati in altre proteine di origine vegetale. Il 65% delle proteine della canapa è rappresentato dalla edestina, una proteina che si digerisce facilmente, mentre sono completamente assenti la gliadina e la glutenina, ovvero il glutine. 


      Pizzelle di ciurilli (Frittelle di fiori di zucca)

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      Nella maggior parte dei casi, molte ricette della tradizione vengono scritte d'immaginazione, perché  hanno nessuna traccia scritta ma solo orale. Non è il caso di questa ricetta che troviamo traccia nel manuale di cucina Tecnico Pratica di Ippolito Cavalcanti pubblicato nel 1837 alla pag. 658. "Sciurille co la pastetta" scritto nella lingua parlata del tempo. Sempre bello riproporla e riscriverla, la ricetta è questa : " Farraie na bella pastetta de sciore, comm' a chella de sapato de la primma semmana; scaudarraj a mezza cottura li sciurille de li cocozzielle, ma chilli nchiusi, no chilli spampanati, pecchè comme saje tutte le cose spampanate non so maje bone, nne pigliarraje quatto o cinco a la vota li mbruoglie dinto a la pastetta e comm'a zeppole, lle friarraje ma de na fiura lungarelle,.............". E' una ricetta come detto dell'800 che oggi ha solo l'idea e la base, inimmaginabile farla cosi. Nessuno oggi si sognerebbe di raccogliere i fiori di zucca chiusi, (raccolti nel tardo pomeriggio) il contadino oggi li raccoglie di prima mattina quando i fiori di zucca sono aperti a campana. La pastetta che parla Ippolito sicuramente è senza lievito, oggi invece un po' si ci mette per rendere l'impasto più morbido e digeribile e i fiori di zucca non vanno assolutamente scottati. Per avere un ottimo risultato, una volta puliti e lavati i fiori di zucca, basta solo farli sporcare(tutti insieme) della pastella, e poi con un piccolo mestolo versali nell'olio bollente. A noi dell'alveolatura della pasta  poco ce ne fotte, a noi interessa il sapore delicato del fiore di zucca. 

       Ingredienti:
      Fiori di Zucca
      200 g farina 00
      200 ml di acqua
      Un pizzico di lievito di birra 2 g
      2 cucchiaini di sale
      Olio di arachidi per friggere
      Procedimento:
      Procediamo alla pulizia dei fiori di zucca, eliminando lo strato di stelo che risulta essere spinoso, lavarli delicatamente e metterli a scolare in una colapasta. Preparate la pastella: in una ciotola mescolate bene con una frusta la farina, l’acqua, il sale e il lievito. Lavorate con forza affinché non si formino grumi. Lasciate la pastella lievitare per circa 1 ora e 30/ 2 ore (dipende molto dalla temperatura ambiente che in questi periodi è davvero rovente). In una zuppiera adagiate i fiori di zucca e versate poco alla volta la pastella, non esagerate, i fiori si devono sporcare in modo uniforme. Scaldate in una padella abbondante olio di arachidi, con un mestolo piccolo formate delle pizzette e aiutandovi con un cucchiaio fate scivolare la pizzella nell'olio bollente
      Cuocete fino a doratura, scolate, fate sgocciolare su carta da cucina e se volete aggiungete un altro po' di sale....buon appetito.
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