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Channel: I SAPORI DEL MEDITERRANEO
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Pastiera dolce di tagliatelle tagliariell

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La pastiera dolce con le tagliatelle "tagliariell"è un piatto che mi riporta indietro nel tempo. Mi proietta a quegli indimenticabili anni '90, ovvero il passaggio di consegna tra la generazione nata  a cavallo della I guerra mondiale e noi ragazzi che abbiamo  avuto una giovinezza e una vita abbastanza facile. Anni ricchi, pieni di emozioni e valori che si rispettavano senza sindacare, racconti di lotte che ci aiutano a capire i grandi sacrifici dei nostri predecessori e di conquiste fatte anche  con il sangue.Noi abbiamo beneficiato di questa libertà e democrazia , ma oggi invece c'è una forma di lassismo che mi spaventa tanto!
All'avvicinarsi della Pasqua , ogni anno le tradizioni culinarie andavano consumate, e ricordo che di pastiere ve ne erano di diversi tipi: la dolce classica tipo napoletana, la rustica che ho raccontato in questo post  e quella dolce con la variante le tagliatelle o" e tagliariell".Guai se quest'ultima a Pasqua non veniva fatta.
Mi sono sempre domandato il perchè di questa pastiera dolce con i tagliariell???
Che cosa c'entrano le tagliatelle in questa preparazione????
Unica spiegazione che mi sono dato è che vista la scarsità degli ingredienti , e siccome in quel tempo le famiglie erano numerose , si aumentava la farcitura della pastiera aggiungendo le tagliatelle.Ecco a voi la ricetta:
Ingredienti:
1 mestolo di riso
1 mestolo di grano
2 mestoli crema pasticcera
tagliatelle (200g di farina 2 uova)
5 uova
1/2 litro di latte intero
3 buste di vanillina
3 limoni grattugiati
1/2 bicchiere di Rum
1/2 bicchiere di strega
1/2 bicchiere di anice
cedro
2 cucchiai di sugna
sale
Ingredienti per la pasta frolla:
3 Uova Intere
500 gr di Farina
200 di Zucchero
200 di Strutto
Buccia Grattugiata di ½ Limone
1 Bustina di Vaniglia
Crema Pasticcera
4 uova (solo i tuorli)
500 ml di latte 4 cucchiai di zucchero
3 cucchiai di farina 
1 limone
La pasta frolla, le tagliatelle , il riso e il grano vengono di solito preparati in momenti diversi, perchè con questi ingredienti si preparano anche altre ricette pasquali

Procedimento:
Per la pasta frolla
Ho disposto su un tavolo la farina e lo zucchero a fontana e al centro ho messo lo strutto, i tuorli d’uovo , la buccia grattugiata di ½ limone e la bustina di vaniglia. Con la forchetta ho sbattuto le uova a centro della fontana, incorporando poco per volta gli altri ingredienti (farina, burro, zucchero) Amalgamato il tutto ho lavorato la pasta velocemente, pressandola finche’  non avesse lo stesso colore. La pasta frolla non va nè impastata nè lavorata troppo, per non farle perdere la friabilità. Ho fatto riposare la pasta frolla per ½ ora in frigo coperta con la pellicola trasparente.
Per le tagliatelle: 
Ho disposto su un tavolo la farina  a fontana , poi con un movimento rotatorio ho impastato le uova con la farina del  bordo interno della fontana e finche' non si sia assorbita tutta . Ho lavorato la pasta finchè non risulta liscia, l'ho avvolta in una pellicola trasparente e l'ho lasciata riposare in frigo per 20-30 minuti. Trascorso il tempo ho steso la pasta con il mattarello spolverando di farina al centro della pasta, quando essa  viene girata con il mattarello. Lasciar riposare la sfoglia per 30 minuti e tagliare le tagliatelle.
Crema Pasticcera
In una ciotola ho rotto  le uova usando solo i tuorli,  li ho sbattuti con una frustra  a mano insieme con lo zucchero. Ottenuto un composto omogeneo, ho inserito pian piano  la farina mescolando  continuamente. Poi ho versato a filo  il latte a temperatura ambiente mescolando bene. Quando il composto risulta  liscio,ho inserite la buccia del limone. Ho versato il tutto in una pentola e ho cotto la crema a  fuoco lento, mescolandola continuamente  fin quando non diventerà un pò più densa. La crema non deve bollire.
Il Grano:
Se si utilizza il grano crudo integrale, esso va tenuto in ammollo per 4 giorni, cambiando l'acqua ogni 12 ore. Al quarto giorno sgocciolarlo e metterlo in una casseruola coprendolo con abbondante  acqua , (per 800 g di grano occorrono all'incirca 4 litri di acqua ), sale e un cucchiaio di sugna. Si inizia la cottura a fuoco lento per circa 4 ore 1/2 circa. Il chicco deve aprirsi e rilasciare la farina facendo diventare il tutto come una crema. Se si asciuga troppo aggiungere altra acqua bollente. Oggi ci sono in commercio grani crudi privi del primo strato di crusca, cuociono in circa 40-50  minuti. 
Procedimento Pastiera dolce di tagliatelle 
Fatta questa premessa sugli ingredienti, ho fatto cuocere le tagliatelle in abbondante  acqua , scolandole al dente e lasciandole umide in una zuppiera di vetro. Ho unito ad esse la sugna e le  ho amalgamate, ho poi aggiunto 400 ml di latte che avevo portato a bollore in precedenza.
Ho portato a bollore gli altri 100 ml di latte dove ho fatto insaporire il mestolo di grano per 3-4 minuti. Ho sbattuto in un altro recipiente  le uova con lo zucchero , i tre liquori , i canditi, la vanillina, la crema pasticcera e le scorze di tre limoni grattugiati; ho versato questo composto e il grano cotto con il latte ella zuppiera di vetro con le tagliatelle amalgamando il tutto.
Ho steso la pasta frolla con il mattarello e ho foderato l'interno di una teglia tipico per pastiera, unto con strutto e infarinato. Ho mescolato di nuovo il composto e versarlo nel ruoto .  
Con la frolla rimasta ricavare le striscioline che ho disposto sulla pastiera, formando la classica grata.
Ho infornato  la pastiera dolce di tagliatelle a 180° per un' ora lasciandola raffreddare prima di sfornarla.


Le api, il miele e la giusta narrazione

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Le giornate mondiali su particolari tematiche devono servire ai cittadini e alle istituzioni per sensibilizzare specifiche tematiche . 
Il 22 maggio, in occasione della giornata mondiale sulle api  e nell'ambito del progetto biennale "Generazione Honey", in collaborazione con le confcooperative, è stato effettuato all'Hotel The Hive incontro formativo sul miele con un percorso di degustazione curato da Floriana CARBELLANO,  docente dell'albo nazionale esperti in qualità del miele.
Un lezione, quella sulle api e il miele, che ogni cittadino dovrebbe assistere. Floriana ha sintetizzato nel tempo a disposizione tutto il mondo apistico italiano, soffermandosi in particolar modo sulle api e l'Ambiente. Le api sono fondamentali per l'equilibrio della biodiversità di un territorio ,oltre ad essere sentinelle del territorio, hanno un ruolo importante per l'intera catena alimentare: del 90% delle coltivazioni il 70% è impollinato dalle api. Oggi le api sono ancora più importanti a causa della riduzione degli impollinatori selvatici, ed è per questo che dobbiamo incentivare, sia istituzioni che consumatori, il lavoro che svolgono gli apicoltori.
Floriana ha  sintetizzato la formazione e la sua raccolta, i valori nutrizionali e il processo di cristallizzazione e per chiudere ai vari tipi di miele che si possono produrre in Italia con particolare attenzione ai mieli uniflorali e millefiori. Dopo questa parte teorica si è passati alla degustazione vera e propria con tre tipi di mieli: quello di acacia, di castagno, di tiglio e il millefiori. Dopo un primo esame visivo che evidenziava l'aspetto (es. liquido\cristallizzato, omogeneo, limpido, colore e tonalità) si è passati all'esame olfattivo, ovvero l'intensità e le caratteristiche dell'odore. L'assaggio o in gergo tecnico esame olfattivo gustativo l'assaggiatore doveva avvertire e specificare l'intensità e le caratteristiche dell'aroma. 
L'evento si concludeva con una degustazione di formaggi nazionali ( Provolone del monaco , Gorgonzola, Mozzarella , Casciotta di Urbino, vari Caprini ecc.) in abbinamento con vari tipi di miele prodotto da api italiano. 
Questo progetto, finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole Mipaaf, coinvolge oltre 30 enti tra cooperative e associazioni, 9000 apicoltori e 350 alveari ha come obiettivo di accrescere la conoscenza e rendere i consumatori sempre più consapevoli che il miele prodotto da api italiane è inimitabile per qualità grazie e biodiversità. 

Una nuova cultura alimentare, che tiene conto dell'ecosistema che ci circonda è possibile solo investendo nella comunicazione e nell'istruzione. 

Prima edizione del concorso “Un piatto da Re, la pastiera rustica marcianisana”. Il Cortile di Cerere APS

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Domenica 29 Maggio si è conclusa la prima edizione del concorso " Un piatto da Re": La pastiera rustica marcianisana . La manifestazione ha riscosso grande interesse molte le persone presenti a questo esordio. L’abbiamo soprannominata PIATTO DA RE perché la pastiera salata si presenta come una cassa in cui dentro sono conservate le prelibatezze classiche e  antiche della cucina povera-contadina. Si presenta con la sua crosta dorata, simile ad un forziere e ci racconta dei suoi antichi sapori. Un equilibrio di sapori tra i misteri dell’oriente e le fantasie mediterranee. ( Riso, grano, pancetta o guanciale, sugna, pecorino e  pepe)
L’evento si è svolto nella festa di PRIMAVERA ormai alla dodicesima edizione curata dalla parrocchia di San Michele Arcangelo di Marcianise (CE)  e non è un caso che cade nel mese di maggio, il mese della Madonna. Una Madre Santa che cura e incontra i propri figli e le proprie figlie nella processione delle Figlie Maria  nel mese più bello della primavera, ma anche di tutto l’anno. Sarebbe forse più appropriato dire UN PIATTO DA REGINA, perché no,  chissà ci penseremo e se andremo avanti ve lo comunicheremo. 
Come dicevamo, l’evento si è tenuto nelle festa di primavera, ed è collegato, vista la diretta partecipazione dell’APS - Il Cortile di Cerere– alla programmazione annuale del Piccolo Festival dell’Agricoltura e della civiltà contadina. Il cortile di Cerere ha garantito, anche in questo caso la buona riuscita della manifestazione attraverso la messa in campo di tutte le competenze e risorse di cui è dotata a partire dalle esperienze culinarie che la hanno caratterizzata sin dagli esordi della propria esperienza associazionistica. 
Il concorso UN PIATTO DA RE: la pastiera rustica marcianisana si  è svolto con la composizione di una giuria popolare, ma esperta, strutturata e definita dall’Associazione il Cortile di Cerere. I componenti,  sei giurati, hanno valutato le migliori caratteristiche di ogni pastiera presentata a concorrere. Gli equilibri dei sapori, il colorito, la sua doratura, la sua cremosità, tutti elementi degustativi che hanno messo a pensare i signori giurati. La giuria  era così composta: due componenti dell’Associazione, Giulia Foglia e Pasquale Marino, un'appassionata di Food la signora Colella Teresa, una cuoca che si è proposta alle buone forchette marcianisane e oltre Antonietta Golino, , una giovanissima blogger e appassionata di fotografia la giovanissima Margherita di Fuccia, un'esperta di pastiera rustica marcianisana, visto che ne ha sfornate davvero tante  Rosa Varone.
Tredici le pastiere presentate e sottoposte al giudizio rigido della commissione, scelta a dover garantire il rispetto dell'autenticità della ricetta antica.
Dopo un'attenta analisi ,considerando ogni aspetto ,gustativo , olfattivo e scenografico la giuria si è espressa proclamando i vincitori : Primo posto, la Docente Anna Maria Piccolo del rione "San Pasquale", secondo posto, studente universitario Tommaso Niccolo' rione "Madonna della Libera" , terzo posto Angelo Raucci impiegato della Regione Campania in pensione del centro storico le "Venelle.
La premiazione è stata effettuata da Don Paolo Dello Stritto.
Scatti fotografici sono stati effettuati da Margherita DI FUCCIA.
Post. di Pasquale Marino 

Il Cortile di Cerere Aps in trasferta nel borgo di Valogno con PulciNellaMente

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 Un incontro nel nome della Bellezza, delle Emozioni, dell’Arte, della Poesia. Venerdì 10 Giugno, a partire dalle 17:30, la Rassegna Nazionale di Teatro Scuola PulciNellaMenteincontrerà Valogno, Borgo d’Arte, dando il via ad un intenso e fantastico percorso di condivisione e scambio artistico–culturale tra i due “luoghi” magici.

Così come accaduto con Procida la settimana scorsa, ancora una volta, dunque, si metterà in rete la bellezza, nel caso specifico quella di due delle esperienze più innovative del panorama culturale e creativo di Terra di Lavoro.

PulciNellaMente, ritenuta tra i più importanti e prestigiosi appuntamenti di Teatro Scuola in Italia, si svolge a Sant'Arpino (patria delle Fabule Atellane e, quindi, delle prime forme di teatro in Italia). È una sorta di “Giffoni del Teatro Scuola,che coinvolge artisti di fama nazionale e internazionale e scuole di ogni ordine e grado provenienti da diverse località italiane

Dalla sua fondazione (1998) ad oggi, circa 1000 scuole e oltre 50.000 studenti hanno partecipato alla Rassegna, provenienti da ogni parte d’Italia, dal Piemonte alla Sicilia, dalla Sardegna al Trentino.

Tra le decine di artisti ed esponenti del mondo della cultura, che hanno sposato la causa di PulciNellaMente, si ricorda il Premio Nobel Dario Fo, che ha voluto anche caratterizzarla con delle sue personali idee a partire dal manifesto che, annualmente e fino alla sua scomparsa, era realizzato  direttamente lui.

Valogno, frazione di Sessa Aurunca, non è più un borgo dimenticato, ma si è trasformato in un luogo magico, capace di attrarre ogni anno decine di migliaia di persone affascinate dai suoi 42 murales.

Un vero e proprio miracolo dell’arte e della volontà, che hanno trasformato questo nugolo di strade, quasi al confine con il Lazio ed a 10 minuti da Roccamonfina, in una realtà dove non ci sono i tradizionali bar e salumerie e c’è un solo ristorante-pizzeria, ma dove le persone sono, in ogni momento, pronte ad aprire le loro porte accogliendoti.

Proprio quando stava per diventare definitivamente in uno delle centinaia di borghi fantasma, Valogno ha trovato finalmente la propria vocazione, rinascendo con la street art, grazie a Giovanni Casale e sua moglie Dora Mesolella, che hanno chiamato a raccolta numerosi street artist, che da circa 10 anni con l’iniziativa "I Colori del Grigio" hanno trasformato le stradine e i muri della frazione di Sessa Aurunca in una grande tela, dove i visitatori sono accolti da un enorme murales di Frida Kahlo.

Due storie di bellezza, dunque, che decidono di incontrarsi e avviare un percorso comune. Si partirà venerdì, quando a Valogno si riuniranno le delegazioni delle due comunità.

Poco dopo le 17, nella Chiesa di San Michele Arcangelo si terrà un incontro istituzionale, affinché si possa formalizzare un protocollo di collaborazione tra le due cittadine casertane.

Ad illustrare le ragioni e le iniziative che nasceranno dalla sinergia fra le due splendide realtà, ci saranno il presidente dall'APS “Valogno Borgo d’Arte”, Giovanni Casale, il direttore di PulciNellaMente, Elpidio Iorio, i sindaci di Sessa Aurunca e Sant’Arpino, Lorenzo Di Iorio ed Ernesto Di Mattia, entrambi accompagnati da un’ampia delegazione di assessori e consiglieri comunali.

Prevista inoltra la partecipazione degli artisti Alfredo Troise (Bottega d'Arte Troise), Andrea Carboni (Casa del Musico), Alex Treglia (Bottega del Riuso), Roberto Vellucci (Artigianato Presepiale), Mastro Luigi (Mosaicista Naif), Franca Gestro (Fotografa del Borgo d'Arte di Valogno), Emanuele Giampaolo (La Casa Blu), Silvio Fusco (Ristorante Solidale Zi' Catari) ed il Circolo “CUV 2000” di Valogno.

Interverrà anche il poeta e scrittore Pasquale Cominale, che presenterà il suo libro "Lo Scrigno di Feliciello", ispirato ad un cunto di Giambattista Basile e alla credenza popolare, nel territorio sessano, della presenza dei “mazzamaurielli”.

Dopo il momento istituzionale, tra l’entusiasmante accoglienza del popolo valognese, si svolgerà una "passeggiata condivisa", dando la possibilità a tutti i partecipanti di scoprire il “borgo d'arte”, con una puntuale illustrazione della storia, delle tradizioni e degli oltre 40 murales presenti.

La passeggiata sarà accompagnata dalle note musicali dei tanti artisti che saranno presenti per lo speciale evento: tra gli altri si citano i "Victorya Trio", con Luca Natale (mandolino), Andrea Beneduce (mandolino/mandola) e Lucia Pascarella (pianoforte); “I Vico, piccola orchestra Festa della Tammorra”, con Giovanni Firmaio (chitarre ritmiche), Lorenzo De Nardis (violino), Sasà Di Palma (Vox), Rita Varra (Vox e percussioni), Emmanuel Palmieri (percussioni), Mimì Angrisani (tamburi a cornice), Stefano Sorrentino (chitarra solista), Mario Nigliato (percussioni e batteria) e Nando Castaldo (basso acustico).

Non mancheranno, inoltre, i sapori e le tradizioni enogastronomiche delle due terre che si gemellano: Valogno farà degustare il "caso di marzo", mentre Sant’Arpino proporrà il casatiello di Andrea e Paolo Petrone, la mozzarella prodotta dal caseificio della famiglia Di Santo, il vino Asprinio dell’azienda agricola Guarino. Infine, sarà presente anche l’Associazione “Il Cortile di Cerere Aps” di Marcianise con una delegazione guidata dal presidente Pasquale Alberico, curatore del blog “I sapori del Mediterraneo” che condivideranno con le due comunità un piatto tipico marcianisano : “La pastiera rustica riso e grano”.



 

Ravioli di baccalà e patate con salsa Nocciolese, ricotta e balsamico

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Dal momento che viene diramata la ricetta è un continuo pensare. L'abbino con questo, ... no forse è troppo trasgressivo,  allora con quest'altro......., no troppo scontato....... ,l'Mtchallange, ti tiene un intero mese impegnato a pensare e cercare di creare l' abbinamento perfetto almeno per il mio palato. Cercare sempre la perfezione , migliorarsi , condividere, imparare; l'Mtchallenge ha inculcato questa mentalità che è sempre vincente sopratutto nella vita. La ricetta della sfida n°52 dell' MtchallengeL'Mtchallange è il  Raviolo "co-o tuccu".... (raviolo alla genovese) presentata da  Monica e Luca del blog Fotocibiamo. Caratteristca di questa uscita è  la cottura lenta 
Manca poco al Natale, e l'idea è stata quella di abbinare varie tradizioni in un unico piatto. Il baccalà (e patate), pilastro della cucina contadina, racchiuso nel raviolo, e condito con un  mix di frutta secca a base di nocciola.
La nocciola nella tradizione contadina dell'area di produzione campana, viene impiegata per condire il piatto della vigilia di Natale "Spaghetti alla Nocciolese". Il raviolo è Stato appoggiato sulla ricotta a forma di raviolo, prodotta in un caseificio Parmigiano Reggiano, e finita con dell' aceto balsamico invecchiato 30 anni, acquistati in uno dei viaggi nel modenese.
Ingredienti:
160 g farina debole
80 g farina di semola
1 uovo 
Acqua qb (circa 60 ml)
sale (un pizzico)
Ripieno
250 g baccalà ammollato
200 g di patate
1 bicchiere e 1/2 di acqua
olio extra vergine di oliva 
pepe
Sale
Condimento 
150 nocciole
5 noci
 20 pinoli
7 g uva passa 
oolio extra vergine di oliva
1 spicchio di aglio 
sale
aceto balsamico 
250 g di ricotta di mucca 
Procedimento:
Sulla spianatoia ho fatto la fontana con la farina, al centro ho aggiunto l'uovo, un pizzico di sale ed ho iniziato a impastare. Man mano che impastavo  ho aggiunto  l’acqua fino ad ottenere una pasta liscia ed omogenea, ho aggiunto poca acqua alla volta facendola ben assorbire prima di aggiungerne altra. Ho lasciato l’impasto riposare sulla spianatoia coperto a campana con una ciotola per almeno mezz’ora prima di stenderlo per fare i ravioli.
Nel frattempo ho preparato il ripieno per i ravioli. In un tegame capace ho fatto soffriggere appena l'aglio, ho aggiunto le patate tagliate a fungetto, e le ho fatte insaporie nell'olio extra vergine di oliva per circa un minuto a fuoco lento. Ho aggiunto il baccalà e un bicchiere e mezzo di acqua. Ho lasciato cuocere a fiamma bassa per circa 60 minuti aggiustando di sale. A cottura ultimata ho aggiunto poco pepe, ho tolto le lische del baccalà e con una forchetta ho schiacciato il tutto, patate e baccalà; con un cucchiaio ho amalgameto gli stessi.
Ho ripreso l’impasto lasciato riposare e ne ho tagliatene un pezzetto. Ho iniziato a stenderlo con la sfogliatrice fino ad arrivare al penultimo passo, quindi l’ho posata sul piano di lavoro, ho messo il ripieno e ho coperto con la seconda sfoglia, ho premuto bene sui bordi per saldare la pasta ed ho tagliato i ravioli con lo stampo dentellata.
Dopo aver composto tutti i ravioli sono passato a preparare il composto di nocciole per il condimento. Prima di procedere ho sminuzzato tutta la frutta secca, fatta eccezioni per i pinoli, con un coltellino. In una padella capiente ho messo l'olio extra vergine di oliva, le nocciole, l'uva passa, il pepe, le noci, i pinoli e lo spicchio d'aglio schiacciato.Ho fatto soffriggere fino a doratura delle nocciole.
  • Ho tagliato la ricotta a fette quadrate con uno spessore di 0,5 mm; con lo stampo che ho fatto i ravioli e ho ricavato dei dischi di ricotta uguali ai ravioli di baccalà' e patate.
  •  Ho cotto i ravioli in abbondante acqua salata per 5-6 minuti, l'ho scolati e conditi con il preparato di frutta secca. Ho impiattato i ravioli predisponendoli sul disco di ricotta guarnendo il tutto con aceto balsamico di 30 anni.
Con questa ricetta partecipo alla sfida n° 52 dell 'Mtchallenge.

Premio “5 Stelle d’Oro della Cucina”

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L’edizione 2023 del Premio “5 Stelle d’Oro della Cucina”, ideato e promosso dall’Associazione Italiana Cuochi, si terrà in Campania e precisamente tra Caserta e Capua. Martedì 7 marzo 2023, l’Associazione Italiana Cuochi, presso il Teatro Ricciardi di Capua, con una solenne cerimonia premierà i Junior Chef, Cuochi e Chef, che si sono distinti durante l’anno per la promozione della buona cucina nel mondo. In virtù dell’evento, che giunge in Campania dopo aver fatto tappa lo scorso anno in Toscana, saranno premiati oltre 30 “Chef Stellati Michelin” e “Food Blogger” .                                   Gli Chef premiati arriveranno da tutta Italia e dalle delegazioni estere AIC. Associazione Italiana Cuochi è presieduta dallo Chef Simone Falcini, che vanta l’apertura sino ad oggi di 35 ristoranti in Italia e l’estero, nonché conduttore della prima e seconda stagione del “Migliore Chef Italia”, format visibile sul digitale terrestre Canale Italia e piattaforma SKY. Come spiega lo Chef Simone Falcini «Il premio non è dietro pagamento, non è automatico e non è dovuto, per questo ha un enorme valore nel panorama della ristorazione». Falcini continua: «Siamo molto orgogliosi dei passi fatti sino ad oggi, come associazione. Il premio che AIC conferisce è il coronamento della fatica quotidiana che ogni professionista mette ogni giorno per regalare momenti di convivialità ed emozione sulle tavole dei propri clienti. Abbiamo pensato ad un premio che si distinguesse da tutti gli altri, non abbiamo trascurato chi non fa il mestiere da molti anni, estendendolo anche agli Junior Chef, che anche se giovani, quotidianamente si adoperano nelle cucine di tutto il mondo, e anch’essi devono vedersi riconosciuto l’impegno e la fatica. Il premio vuole essere una spinta per continuare quotidianamente con lo stesso impegno a diffondere la buona cucina nel mondo». Le due città di Terra di Lavoro si tingeranno di bianco grazie alla presenza di oltre 400 “giacche bianche” che sfileranno nelle strade principali. 

L’evento, patrocinato dalla Regione Campania e dai Comuni di Caserta e Capua, sponsorizzato da Elba Logistica e Imballaggi della famiglia Capasso e dal Gruppo Eda Casa della famiglia Dell’Aversana, è stato organizzato dal Responsabile Delegazione Campania lo Chef Antimo Migliaccio, che ha lavorato a lungo per organizzare un evento degno “dell’accoglienza campana doc”, il presidente Simone Falcini, ha definito che sarà un Evento Stellato, sia per la cura dei dettagli che per  gli ospiti che interverranno. «Una gioia enorme aver collaborato con Chef dello spessore di Simone Falcini e tutto il gruppo dirigente dell’AIC- ha dichiarato emozionato Migliaccio, il mago atellano dei fuochi, come lo chiamano i suoi amici - una grandissima soddisfazione aver portato nella mia terra campana il prestigioso Premio “5 Stelle d'oro della cucina”, tra i più ambiti riconoscimenti italiani. Per la buona riuscita dell’evento abbiamo attivato una complessa macchina organizzativa che si è avvalsa del contributo di tantissimi amici a cui rivolgo un immenso grazie». 

Di seguito il programma dettagliato della giornata del 7 marzo ’23. 

Alle 9:00, tutti i premiati, con Giacca e Cappello da Cuoco, si ritroveranno presso la Reggia di Caserta, per incontrare le autorità cittadine e fare la foto di rito. 

Alle 9:30, visita al “Consorzio di Tutela Mozzarella di Bufala Campana Dop”, situato presso la Reggia di Caserta. 

Alle 11:00, ritrovo presso il Teatro Ricciardi di Capua, visita guidata del centro storico, in piazza Dei Giudici incontro con le autorità cittadine e foto di rito. 

Ore 13:00Ritrovo presso il Parco delle Fortificazioni (via Napoli 3, Capua) dove ad attendere i premiati saranno presenti le aziende enogastronomiche del territorio e le istituzioni per un buffet, per vivere un momento di convivialità. 

Ore 15:30 Presso il Teatro Ricciardi inizio Cerimonia della Premiazione “5 Stelle d’Oro della Cucina”. All’evento saranno presenti anche ospiti d’eccezione. 

Ufficio Comunicazione e Stampa

Elena Angori

Carbonara di asparagi

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Originari dalla Valle dell'Eden (Mesopotamia), gli asparagi sono un vero e proprio elisir per il nostro corpo, hanno proprietà depurative e sono un importante fonte di fibre e antiossidante. Da marzo a giugno, periodo della raccolta possiamo sfruttare questo gustoso e salutare ortaggio per il benessere e l'equilibrio psicofisico del nostro corpo. L'abbinamento con le uova è senza dubbio il più usato, le frittate e le strapazzate con gli asparagi sono di una bontà unica. Oggi invece abbiamo rivisitato uno dei classici più famosi della cucina italiana, la carbonara. Abbiamo sostituito il guanciale con gli asparagi e il risultato è stato stupefacente.
Ingredienti:
400 g di Spaghetti 
500 g di asparagi
6 tuorli
100 g di pecorino grattugiato
olio extravergine di oliva
sale
pepe
Procedimento 
Pulite gli asparagi lavandoli ed eliminando la parte finale del gambo. Predisponete gli asparagi su un tagliere e tagliate la parte morbida compreso le punte, gli scarti invece li bollite con acqua. In una padella fate appena soffriggere uno spicchio di aglio con l'olio extravergine, aggiungete gli asparagi e fate cuocere per 4 5 minuti aggiungendo un mestolo di acqua messa in precedenza a bollire con gli asparagi. Scolate  gli scarti e mettete nella stessa acqua bollente gli spaghetti a cuocere aggiungendo del  sale grosso. A parte sbattete i tuorli con il pecorino e un pizzico di sale e una volta scolata la pasta versatela nella padella con gli asparagi cotti, spegnete il fuoco e aggiungete le uova. Se necessario aggiungete acqua di cottura. Completate con altro pecorino e servite. 


Lo scarpariello è campione d'Italia 2023

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Il cinque maggio, l'associazione "Il Cortile di Cerere Aps" in occasione della cena a tema collegata con il Cenacolo d'autore, relazionato da Angelo Crescente sul "Dio dell'abbandono", ha voluto omaggiare lo scudetto del Napoli con il piatto più Napoletano di sempre : lo Scarpariello ( una ricetta tradizionale napoletana nata nei quartieri spagnoli). Ci  siamo accorti, sui social, che quasi tutti hanno adottato "lo scarpariello" come piatto campione d'Italia. Un piatto semplice, oggi rivisitato con  pochi ingredienti per un sapore unico e travolgente.

Lo scarparielloè un piatto nato nei  Quartieri Spagnoli, dove un tempo vivevano gli "scarpari", cioè coloro che riparavano e aggiustavano le scarpe. Secondo la leggenda il giorno dedicato allo scarpariello era il lunedì, giorno di chiusura degli "scarpari" dove, con gli avanzi del sugo della domenica, cotta la pasta,  univano abbondante formaggio grattuggiato  regalato dai clienti meno abbienti, che non potevano permettersi di pagare il conto.

Ingredienti: 

500 g ziti 
600 g pomodorini freschi o pelati 
1 spicchio di aglio fresco
pecorino
olio extravergine d’oliva
sale
basilico

Procedimento

In una padella fate soffriggere a fuoco lento lo spicchio di aglio fresco e il basilico fresco con l'olio extra vergine di oliva. Non appena l'aglio sarà imbiondito, aggiungete il pomodoro, aggiustate di sale e lasciate cuore per circa 30 minuti, aggiungendo acqua calda se si asciuga troppo. Potete prolungare la cottura a piacere (anche due ore), il pomodoro risulterà molto saporito. Cuocete gli ziti in acqua saltata bollente, scolateli al dente e trasferiteli nella padella con il sugo di pomodoro. Saltate gli ziti insieme a una manciata di pecorino e amalgamatela bene.

Servitela con qualche foglia di basilico fresco. Le foto sono della giovanissima e bravissima fotoreporter Margherita Di Fuccia.


Spaghetti con i pomodorini datterini della coop Salto di Fondi OP

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Lo stare insieme, il condividere le idee è segno di grande maturità da parte di un'impresa. Sono sempre stato un grande simpatizzante del mondo cooperativo: la mia formazione culturale enogastronomica proviene proprio da questo mondo grazie alla Confcooperative e al circuito Qui da Noi.
Continuando la ricerca dei prodotti tipici del territorio, ho avuto l'onore e il piacere di conoscere un socio della cooperativa "Salto di Fondi OP" in una mia permanenza nel territorio agro pontino. 

La cooperativa agricola nasce nel 1977 e ottiene il riconoscimento come Organizzazione di Produttori nel nel 2000. La compagine sociale è nel 2020 di 57 soci, tutti del comprensorio di Fondi, Terracina e Monte San Biagio. La OP Salto effettua colture prevalentemente in serra e quella del pomodoro è la più importante in termine di superfici investite e di produzione.

Quando poi è un giovane che porta avanti queste idee conservatrici e innovatrici, allora è segno di un miglioramento sociale volto al progresso, quello vero.

Sono stato deliziato nel ricevere una composizione di pomodorini datterini accompagnato da basilico fresco che evocavano la preparazione di un bel piatto di spaghetti. 

Ingredienti:
800 g Pomodoro Datterino della coop "Salto di Fondi OP" 
400 g Spaghetti 
Olio extra vergine di oliva 
Parmigiano 
Basilico
Aglio
Sale
Procedimento:
In una padella fate soffriggere uno spicchio d'aglio e qualche fiore di basilico tenendo bassa la fiamma in modo che non si bruci ma rilasci gradualmente il profumo. 
Aggiungete i pomodori, aggiustate di sale  e lasciate cuocere per circa una quindicina di minuti. Terminata la cottura aggiungete il basilico. Cuocete gli spaghetti  in acqua saltata bollente, scolateli al dente e trasferiteli nella padella con il sugo di pomodoro. Saltate gli spaghetti e amalgamate il composto bene. 
Impiattate e infine decorate con le foglie di basilico fresco, se volete potete aggiungere una spolverata di parmigiano reggiano grattugiato.

Pastiera rustica di riso e grano.

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Il ritorno della Primavera porta i primi tepori che, oltre ad essere benevoli per la natura, inevitabilmente, reca anche benefici all’animo umano, creando le giuste atmosfere necessarie al prosieguo dell’anno.Da sempre i fedeli cristiani, gia vivendo il periodo quaresimale, sono stati consapevoli che il culmine della Pasqua coincidesse con il conseguente risorgere della natura, parallelo all’autentica Risurrezione del Re della Vita. Tale evento principe diventa anche occasione di festa, celebrata non solo per lo spirito, ma anche consentendosi possibilità di meglio imbandire le tavole più povere.
Se dalla terra l’uomo attingeva quanto era utile al proprio nutrimento, con le esperienze maturate nel tempo e con la giusta fantasia diventava artefice di varianti gastronomiche diverse da quelle della grama quotidianità, permettendosele appunto in occasione delle festività più importanti.
Il grano, frutto per eccellenza della terra, nell’essere considerato vero dono di Dio, veniva dunque utilizzato come ingrediente base dell’alimentazione, sotto ogni forma possibile, perché era divenuta palese la dinamica biologica del suo iter produttivo: morte del seme per una crescita destinata a riformarsi nuovamente come chicco. Tale processo viene riconosciuto similare alla Risurrezione del Cristo, tanto che, quale forma di gratitudine della creatura verso il Creatore, viene introdotto l’uso integrale di quel frutto anche nelle forme alimentari celebrative. Può darsi che l’evoluzione dei tempi abbia apportato anche varianti nelle modalità originali, ma, in questo territorio, tutt’oggi viene proposta una portata definita, non a torto “prelibatezza dei poveri” proprio perché sono presenti ingredienti facilmente reperibili nel contesto contadino (grano, farine, formaggi, carne suina da allevamento familiare, olio).
E la tradizione, come si usa dire dalle nostre parti, diventa “devozione” proprio per il riportarla nella sua originalità come tramandata dagli avi antichi. 
Una storia di vita e di morte, evoluzione antica che si perde nella notte dei tempi.  Dal duro lavoro semplice ed artigianale di un tempo a quello tecnologicamente avanzato dell’era moderna. Non cambia, tuttavia, il processo naturale della storia del grano. Semplicemente indispensabile.
LA PASTIERA RUSTICA DI GRANO
Prima di arrivare all’elenco degli ingredienti, sottolineo che il sottoscritto, per tener fede a tale tradizione, ha usato il GRANO nella sua integralità, nel modo seguente. Il quantitativo necessario è stato messo a bagno già due giorni prima della cottura. Nelle epoche passate tale procedimento  prevedeva la sua battitura in quel recipiente (secchio cilindrico metallico o di legno) mediante un bastone apposito che fungeva da pestello. Tale azione di battitura faceva staccare l’involucro esterno (crusca) dal resto del chicco e dopo l’eliminazione dei residui e la lavatura, veniva portato a cottura. Personalmente questa modalità non l’ho eseguita perché ho ritenuto di cuocere il grano nella sua natura integrale, per ottenerne una consistenza di genuinità ed i benefici dei valori nutrizionali.
Ingredienti:
500gr Grano (peso dopo la cottura)
700gr Riso Originario
200gr Pancetta nostrana
Pecorino(a piacere )
Olio Extra Vergine di Oliva 
Sale
Sugna
Pepe
Per la Colla
Acqua
Farina 00
Pecorino
Pepe
Sale
Procedimento:
Ricordo che questo piatto veniva eseguito in più fasi, il giorno prima si cucinava il grano in acqua salata (perche’ il grano lo utilizzavamo solo per questa pastiera )e poi si passava alla lessatura del riso, facendo attenzione che per fine cottura rimanesse asciutto.Grano messo  a bagno per due giorni prima della cottura in un coccio per un ora e 1/2, con aggiunta di sale.Il giorno successivo poi si procedeva a soffriggere in una pentola aglio e olio, aggiungendo poi la pancetta e facendola rosolare.In un grosso recipiente poi si mischiava riso, grano, pancetta,pecorino, Olio Extra Vergine di Oliva , pepe e se il tutto risultava troppo duro si aggiungeva un pò di acqua   per fare amalgamare il tutto.
La Pastella o "Colla", come la chiamava nonna , sta a dimostrare la povertà e la prelibatezza degli ingredienti. In una ciotola si amalgamano acqua, farina, pecorino e pepe creando un impasto cremoso.Si mette sotto il fondo e nei bordi di una teglia di ceramica la sugna con un fazzoletto di carta, poi si versa un po di pastella e con un movimento circolare della teglia la si fa attaccare anche nei bordi. Si versa il composto preparato in precedenza e si ricopre il tutto con il resto della pastella.Sulla pastella poi vanno messe delle gocce di sugna per dare piu' sapore.
a questa ricetta è stata abbinata una poesia dall'amico Franco Russo.Il  grano, cereale indispensabile per l'essere umano.
Spighe di Grano 
SPIGHE DORATE
Una storia di vita e di morte, evoluzione antica che si perde nella notte dei tempi.  Dal duro lavoro semplice ed artigianale di un tempo a quello tecnologicamente avanzato dell’era moderna. Non cambia, tuttavia, il processo naturale della storia del grano. Semplicemente indispensabile.

Lance appuntite di spighe dorate,
campi trafitti da raggi di sole,
il vomere ardito di mani sudate,
le tracce rammenta la storia e la mole.
E poi il vento che soffia lontano,
a scuoterle bionde, un’onda che pare
toccare l’azzurro cercato con mano,
stesa sugli occhi tesi a guardare.
Un’avventura che parla di morte,
di un chicco lanciato senza clamore,
coperto da un manto sfidando la sorte,
benigna od avara secondo l’umore.
Con avide mani affondi le dita,
nel sacco ripieno d’amati bei frutti,
miriade assieme e pronti a dar vita
al cibo sperato, bramato da tutti.
                                                           Franco Russo

La cucina italiana esiste e appartiene al popolo

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 Senza quel titolo provocatorio nessun essere vivente avrebbe acquistato quel libro e nessuna radio e Tv l'avrebbe invitato nei dibattiti "Teng ragion J tien ragion tu"

Questo è uno dei tanti giochi che molti autori contemporanei adottano per attirare l'attenzione verso i propri scritti. 

E' la storia di due mantovani, che proprio nell'anno in cui "La Cucina Italiana"è candidata ad avere il riconoscimento come patrimonio immateriale dell'UNESCO se ne escono con un libro dal titolo provocatorio "La Cucina Italiana non esiste"

Non ho letto il libro ma ho ascoltato molti interventi e interviste: monologhi senza logica, confusi, senza una linearità storica attendibile e con fonti a senso unico. Il titolo di questo libro andava bene negli anni '50, quando la scarsità degli alimenti e la fame la facevano da padrone, ma da allora c'è stato uno sviluppo economico e tecnologico senza precedenti per l'umanità e per la cucina è successo semplicemente la stessa cosa.

Ci sarebbe da scrivere un contro-libro, ma purtroppo le informazioni sono poche e spesso inventate dall'una e dall'altra parte, soprattutto sulle ricette. Oggi tutti parlano di cibo, ma  nel 1800 solo il 12% sapeva leggere e l'assumere  cibo era  un aspetto legato  alla sopravvivenza.

                 Tra i vari argomenti lo scrittore rivendica che agli inizi dello scorso secolo la cipolla la faceva da padrona nella amatriciana e adesso invece è un sacrilegio parlarne. Non parliamo poi della pizza o della carbonara, che a detta sua, non hanno niente a che vedere con la nostra cultura e tutti la rivendicano dagli Stati Uniti fino a Canicattì

.......... i due poveri mantovani si sono fossilizzati in un pantano e non hanno tenuto in considerazione che la cucina ,con le tradizioni, sono in continua evoluzione grazie alla biodiversità dei territori e ai gusti delle diverse generazioni che si succedono. A questo si aggiunge il Genio Italiano che ha saputo trasformare piatti innocui in veri e propri capolavori. 

Una polemica questa che vorrebbe contraddire uno dei maggiori esperti a livello internazionale di storia dell'alimentazione nonché presidente del comitato scientifico della candidatura della "Cucina Italiana" a patrimonio dell'UNESCO il prof. Massimo Montanari.

E come dice lo slogan:  la cucina italiana non appartiene all'Italia, la cucina italiana appartiene al mondo.

Linguine al sugo di scorfano

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La pasta con lo scorfano è un piatto tipico dell'isola di Capri ed è uno dei piatti preferiti dal grande comico napoletano Totò...buona forchetta doveva essere Antonio De Curtis!
Un pesce fresco, una bottiglia di passata di pomodorini gialli pugliesi, l'olio extra vergine di olive di San Lupo e una buona pasta sono il mix giusto per un gran primo piatto a base di pesce.
Oggi i piatti ritraggono spesso puzzle di viaggi e ricordi di luoghi che anche se vissuti per poco tempo rimangono indelebili nella tua memoria. La passata di pomodorini gialli, che sono diversi dal giallo coltivato nella zona vesuviana, è un ricordo della puglia della passata stagione. Rotondi e gialli tendente al rosso danno un sapore delicato ma non troppo dolciastro come i vesuviani, sono i pomodorini gialli dell'
azienda Orto Buono società cooperativa agricola che nasce a Minervino di Lecce, nel cuore del Salento, vanta una tradizione ultra trentennale. 

Serietà, professionalità, cura e attenzione alla qualità e genuinità dei prodotti sono i segreti del successo e della bontà delle conserve Vizzino preparate ancora secondo le antiche ricette della grande tradizione culinaria salentina. Le colture degli ortaggi avvengono in campo aperto nel rispetto del naturale ciclo delle stagioni e in totale assenza di qualsiasi mistificazione sui prodotti e sui processi di trasformazione. È così che le conserve Vizzino mantengono inalterate le qualità organolettiche, il profumo intenso e il sapore vero degli ortaggi tutti altamente selezionati e provenienti da colture rigorosamente autoctone. Una materia prima eccellente!
Lo scorfano è un pesce degli Attinopterigi, dal greco scorpions è infatti brutto come uno scorpione. A Napoli quando si vuole indicare una persona sgradevole, la si definisce come uno scuofano. Le sue carni sono eccellenti e la sua brutta testa conferisce un gusto unico al sugo. Esiste lo scorfano di fondo, il comune e l'imperiale. 
Ingredienti:
uno scorgano di circa 600 g
passata di pomodorini gialli pugliesi 
olio extra vergine di oliva
uno spicchio di aglio
prezzemolo
sale
pepe

Procedimento:
Squamate lo scorfano con un coltello, partendo dalla coda fino ad arrivare alla testa, risciacquate sotto l'acqua corrente per rimuovere eventuali residui di squame.
A questo punto potete sfilettare lo scorfano in due modi: 
  1. fate un taglio con un coltello affilato lungo il dorso e fate un incisione vicino la pinna caudale ( in modo da facilitare la sfilettatura dello scorfano. Iniziate a sfilettare aprendo lo scarfano con le mani, mentre fate scorrere la lama per staccare il primo filetto. Proseguire allo stesso modo anche per l'altro lato. 
  2.  L'altra tecnica per sfilettare lo scorfano è quella di iniziare a sfilettare il pesce all'altezza delle brame fino a scendere verso la coda.  
In una padella fate soffriggere leggermente e a fiamma bassa uno spicchio d'aglio schiacciato, unite i filetti di scorfano insieme alle lische e la testa. Fate rosolare i filetti in entrambi i lati e la restante parte del pesce,  strizzandoli con l'acqua. Dopo circa due minuti di cottura, togliete i filetti  dalla padella e metteteli da parte in un piatto.
A questo punto aggiungete la passata di pomodori gialli Vizzino che farete insaporire per due tre minuti con le lische e la testa dello scorfano e 3 bicchieri di acqua calda. Proseguite la cottura per circa 20 minuti o finchè l'acqua non sarà del tutto evaporata, aggiustate di sale. 
In abbondante acqua salata, lessate le linguine, scolatele al dente e saltatele nella padella con il sugo di scorfano e pomodorino giallo pugliese . Fate riposare per  due minuti e impiattate guarnendo con mezzo filetto di scorfano, prezzemolo e del pepe macinato al momento.
                     


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