Quantcast
Channel: I SAPORI DEL MEDITERRANEO
Viewing all 332 articles
Browse latest View live

Pettole e fagioli

$
0
0
Le pettole sono un formato di pasta fresca tipico del mio paese, Marcianise, condite obbligatoriamente con i fagioli. Di tutte le versioni postate fin'ora mancava quella tradizionale, le pettole e fagioli condite con sugo fatto con le parti meno nobili del maiale, (salsicce di polmone, nnoglia, cotiche, tracchiulelle o puntine di maiale e parti della testa del maiale). Ho ricordi speciali su questa ricetta, che la nonna amava sempre farle in occasioni importanti. Lei "Buonanima",  diceva sempre che le "pettole e fagioli"è il piatto della convivialità e dell'integrazione tra persone. L'ultima volta che le ha preparate non lo potrò dimenticare; ormai malata e privo di funzionalità ad arto, preparò con una sola mano le pettole, il sugo e il tutto, non volle farsi aiutare nemmeno a portare i piatti a tavola. Dopo anni ripenso a quel episodio e credo che la mia forza caratteriale deriva proprio dalla sua testimonianza di vita, dedita al sacrificio e al non arrendersi mai.
Le pettole rappresentano la storia della cucina della tradizione del mio paese, si potrebbero scrivere lunghissimi post dove si dimostrerebbe il complesso concetto di tradizione. Ricette che cambiano da rione a rione, in base sopratutto all'economia familiare.
Questa ricetta verrà inserita nella raccolta del mese di Ottobre della Rubrica dell'Italia nel Piatto.
 Ingredienti:
2 cucchiai di sugna 
2 pezzetti di nnoglia
700 g Salsiccia di Polmone 
4 Tracchiulelle
3 Braciole di Cotica di Maiale
parti della testa del Maiale 
un pezzo di guanciale 
5 litri di passata di pomodoro fatta in casa 
1,5 kg di fagioli borlotti
1 cipolla 
1 costa di sedano  
1 peperoncino
sale 

Ingredienti per le Pettole ricetta base :
1800 g di Farina "00"
200 g di semola
2 uovo
800 ml di acqua 
Procedimento:
Disponiamo la farina “00” sulla spianatoia, lasciamo un buco centrale dove andremo ad aggiunger l’acqua e l’uovo.Lavoriamo la pasta fino a renderla omogenea , l’impasto sarà pronto quando non vi si appiccicherà più tra le mani.
Dividere l’impasto in tre parti uguali e far riposare per 30 minuti .Procediamo quindi a tirare la sfoglia con il mattarello.

“Quando le pettole le stendeva la mia nonna, rimanevo incantato dalla facilità e soprattutto dalla tecnica che usava. Ogni volta che arrotolava la pettola intorno al mattarello , la lavorava facendo sbattere la stessa sul tavolo. Infatti l’allungamento della pettola non avviene per pressione del mattarello ma per battitura della stessa.
Ogni volta che  ripeteva l’operazione si sentivano sempre i tre suoni consecutivi della battitura delle pettole sul tavolo.
Ogni due tre stese (battiture), si cambiava la posizione del matterello, per far in modo che la sfoglia prendesse una forma circolare e uno spessore uniforme a tutta la sfoglia.Le pettole non devono essere molto sottili.
Facciamo asciugare le pettole per 20 minuti circa, le pieghiamo ognuna in 4 e le tagliamo tipo pappardelle. Aggiungiamo la  farina sulla base dove le andiamo ad appoggiare  non sovrapponendole onde evitare che si attaccano.
Il procedimento inizia con la cottura dei fagioli, rigorosamente nel famoso "Pignatiello"cotti vicino al camino, di solito si preparano il giorno prima, una cottura antica ma dal risultato inimitabile. 
Si procede poi alla bollitura della nnoglia; in una piccola pentolina, ho portato a bollore l'acqua  e ho fatto bollire per 3 -4 minuti la nnoglia, operazione che ho eseguito 2 volte. Lo stesso procedimento va fatto anche per le cotiche (bollitura una volta) prime di farle a braciole. Su ogni pezzo di cotica con la parte più dura verso l'esterno ho aggiunto sale, pepe e prezzemolo, l'ho arrotolata stretta per formare le braciole e l'ho legate con un filo di sago. In un tegame  ho sciolto la sugna e ho soffritto la cipolla,il sedano e il peperoncino, poi man mano ho aggiunto braciole di cotiche, guanciale e tutte le restanti parti del maiale. Ho fatto soffriggereper 3-4 minuti a fuoco lento, a questo punto ho aggiuntola passata di pomodoro fatta in casa, ho aggiustato di sale e ho cotto il tutto per circa 2 ore, a fine cottura ho tolto tutti i pezzi dal maiale dal sugo e ho aggiunto i fagioli . 
In una pentola con abbondante acqua ho cotto le pettole per 6-7 minuti circa, consiglio di assagiarle perchè la cottura dipende dalloo spessore delle pasta. Scolate le pettole l'ho condite con il sugo di fagioli e maiale.
Le altre regioni d'Italia come avranno utilizzato la pasta fresca ??? Andiamo a scoprirlo!!!
Piemonte: Agnolotti piemontesi conditi con la (il?) barbera 
Trentino-Alto Adige: Frittatensuppe
Friuli-Venezia Giulia:  Blecs con Tazzelenghe
Emilia Romagna: Maccheroni alla bobbiese
Lazio: Gli strigliozzi 
Campania: Pettole e Fagioli
Sardegna: Is Culurgionis Ogliastrini (a breve la ricetta)




Tour Puglia Qui da Noi #la cooperazione che ci piace

$
0
0
Tre giorni di tour in ompagnia di blogger, giornalisti e referenti Qui da Noi  per scoprire i territori e le eccellenze delle cooperative pugliesi. Il progetto Qui da Noi sta suscitando all'interno delle cooperative grande entusiasmo; i riscontri sono positivi e c'è la consapevolezza che il marchio (Qui da Noi) ha ampi spazi di crescita nell'interesse delle cooperative e dell'economie dei territori.
La prima tappa del tour è stata presso la Cooperativa Aprolidi Bari, sita in Via San Nicola Sorrentino 680 nei pressi della stazione centrale di Bari. Siamo stati accolti dai rappresentanti di Confcooperative Bari-Bat e dal presidente di Fedagri  Puglia Vincenzo Patruno.
Durante la visita alla cooperativa Aproli, abbiamo partecipato ad un breve corso per assaggiatori di Olio extra vergine di oliva, istruiti da una tecno-agronomo e un assaggiatore professionista. Nozioni di base, che ci hanno fatto capire come scegliere un extra vergine di qualità.
Amaro e piccante, sono due caratteristiche positive di un olio extravergine di oliva; la cattiva informazione ha indotto il consumatore a pensare che queste due caratteristiche erano dovute all'elevata acidità. Quest'ultima invece non viene percepita dal palato, ma è possibile rilevarla solo da analisi in laboratori specializzati. 
Si scrive Bari, si legge San Nicola, quindi tappa d'obbligo all'omonima Basilica. Guidati dal sacrestano abbiamo visitato e ascoltato tutta la storia della Basilica e di San Nicola, esempio di una Cristianità a 360°. Trovandoci a tema San Nicola è il Santo della Cooperazione tra diverse religioni, infatti è molto amato anche dall'ala Ortodossa, nella cripta infatti troviamo due altari per le celebrazioni, uno usato dagli Ortodossi, l'altro dai cattolici.
Cosa rappresenta San Nicola per Bari? "Bari e San Nicola, San Nicola è Bari"
La successiva tappa è stata nell'oleificio Goccia di Sole nell'agro di Molfetta a pochi chilometri da Bari. L'olio Goccia di Sole è la combinazione delle varietà Ogliarola Barese e Coratina, estratto con il metodo percolamento, goccia a goccia. L'olio extra vergine di oliva ha la certificazione DOP " Terre di Bari" - Bitonto.

Nella serata abbiamo fatto visita alla cantina Grifo di Ruvo, cooperativa di viticoltori nata nel 1960. "Io sono, Noi siamo "è lo slogan che hanno affisso nella bottaia a caratteri cubitali, proprio ad indicare la forza dell'unione delle cooperative. 
Dopo la visita agli impianti c'e' stata offerta una cena a base di prodotti tipici pugliese accompagnati dal Nero di Troia si loro produzione.
Durante la cena ci è stato illustrato dalla cooperativa sociale Anthropos, il progetto di educazione alimentare "Cibiamoci", rivolto alla prevenzione dell'obesità infantile.
Il secondo giorno ci siamo spostati nella provincia di Foggia, dove abbiamo visitato la Cantina Svevo di Lucerna.
Il Cacc'e Mmitte di Lucerna DOP rappresenta la punta di diamante della Cooperativa Svevo, composta da 140 soci conferitori e 250 ettari di vitigni di varie qualità: " Montepulciano, Sangiovese, Malvasia, Uva di Troia, Malvasia del Chianti, Bombino Bianco e Trebbiano Toscano.
Dopo la breve visita al centro di Lucerna ci siamo diretti verso il Parco Avventura di Biccari, gestita da una cooperativa agro forestale operante nel settore della gestione ambientale forestale. Personale specializzato ci illustrava vari percorsi acrobatici con passaggi sospesi tra gli alberi. Tutti i cavi, i pali e il materiale istallato per questi percorsi sono stati realizzati nel rispetto delle piante e del loro habitat. Nel cuore del parco Avventura abbiamo pranzato degustando i prodotti delle cooperative, come la speciale past senatore cappelli Daunia e Bio, la ricotta di capra, i salumi e salsicce,il tutto accompagnato dal DOP "Tavoliere Nero di Troia". Diciannove comuni, nove aziende di cui sette convenzionali e 2 biologiche, fanno parte del Consorzio DOP "Tavoliere Nero di Troia".
L'ultima tappa del secondo giorno di tour è stata dedicata alla Cantina Casaltrinità di Trinitapoli, nata nel 1975.Abbiamo assistito, accompagnato da personale qualificato, alle vari fasi di lavorazione delle uve e assaggiato i loro vini. Il logo della cantina, il simbolo dei cavalieri di Malta, rispecchia pienamente la storia di questa terra. Il paese di Trinitapoli ( un tempo Casaltrinità) fu per circa due secoli commenda magistrale del sovrano ordine. Cantine Casaltrinità fa parte della DOC "Tavoliere di Puglia" con il rosso, il rosato e il Nero di Troia.
Il terzo ed ultimo giorno di tour è stata dedicata alla provincia di Brindisi. A Cellino San Marco abbiamo visitato al mega Cantina Due Palme. Nasce nel 1989 per volontà di Angelo Maci, 1200 soci conferitori e 2400 ettari di vigneti dislocati nelle provincie di Brindisi, Taranto e Lecce. Vanta numerosi riconoscimenti dei 25 vini di etichetta, la loro crescita ha portato ad una valorizzazione del territorio e del patrimonio vitivinicolo.
L'ultima visita è stata riservata alla Cantina San Donaci, una delle aziende più antiche dell'agro salentino (1933). Le caratteristiche bottaie sono rimaste come un tempo, il cuore della cantina.
La cantina San Donaci ha dato inoltre un forte contributo alla storia agricola del Salice Salentino diventando un autorevole punto di riferimento dell'enologia italiana. Dopo la visita in Cantina abbiamo degustato un ottimo pranzo a Buffet accompagnato dai vini della Cantina San Donaci, Il tutto alla presenza del presidente della Cantina San Donacinonchè presidente di Confcooperative Puglia Marco Pagano.
Un esperienza unica......, consapevole che la Puglia e tutto il Sud ha grandissime potenzialità che non sfrutta al 100% , Qui da Noi sta facendo la sua parte dimostrandoci che non esiste un Italia senza il Sud.  

Come scegliere un Olio Extra Vergine di Qualità #Qui da Noi Puglia

$
0
0
I viaggi del gusto ti permettono di scoprire sapori, tradizioni e territori, ma allo stesso tempo ti educano a scoprire la specificità dei prodotti e a come scegliere quello di qualità.
Grazie al tour Qui da Noi, ho partecipato presso la cooperativa Aproli di Bari ad una degustazione e mini corso di Oli locali. Grazie alle nozioni tecnico-pratiche di un  tecnico Agronomo e un assaggiatore professionista, sarà più facile oggi scegliere un olio extra vergine di oliva di qualità. Condivido con la rete un piccolo opuscolo della cooperativa Aproli, di come scegliere un olio extra vergine di Oliva di qualità.
L'olio extra vergine di Oliva è ottenuto dalla prima spremitura di olive esclusivamente attraverso processi meccanici, in condizioni che non causino alterazioni dell'Olio, e la cui acidità non risulti superiore all' 0,8 di acido oleico.
Per rientrare nella soglia 0-0,8% di acidità, le olive devono essere di prima qualità, integre e  molite nelle 48 ore dalla raccolta. 
L'Olio di Oliva Vergine è definito con questa dicitura perchè la sua acidità è compresa tra (0,81 - 2 ).
L'Olio di Oliva Lampante invece ha una acidità compresa da 2,01 in poi.
Quindi un indicatore importante in un Olio Extra Vergine di Oliva è il valore dell'acidità, questo indice determina lo stato di salute dell'oliva: tanto più e basso tanto più sane  erano le Olive.
Dalla bassa acidità dipende la presenza abbondante in un Olio extra Vergine di qualità, alcune sostanze, i ponifenoli, potentissimi antiossidanti dal sapore amaro e piccante. Oli con bassa acidità, tendono ad avere più antiossidanti e mantengono le loro qualità più a lungo.
Tutti dovremmo essere educati a scegliere un prodotto di qualità, per non incappare frodi dove spesso l'Olio extra vergine di Oliva viene alterato con altri oli di bassa qualità. Molti speculatori infatti hanno voluto far credere alla massa che un olio amaro e piccante era sintomo di un elevata acidità, quando la stessa è possibile misurarla solo attraverso esami di laboratorio specializzati. Stessa cosa vale anche per il  senso di bruciore percepito in gola, che dipende dal gusto e dalla tipologia dell'Olio.
I sentori che possono essere riscontrati in un olio extra vergine di Oliva sono i seguenti:
ATTRIBUTI POSITIVI: fruttato , amaro,  piccante
ATTRIBUTI NEGATIVI : Riscaldo, Muffa-umidità, Morchia, Avvinato-inacetito, Metallico, Rancido, Cotto o stracotto, Fieno o legno, Grossolano, Lubrificanti, Acqua di Vegetazione, Salamoia, Sparto, Terra, Verme, Cetriolo.
Cosa si intende per spremitura a freddo: si intendono, tutte le buone norme di lavorazione che impongono, durante la fase del processo produttivo, il mantenimento di  temperature più bassi possibili ( max 27°) 
Come si conserva l'olio Extra Vergine di Oliva : L'olio extra vergine di Oliva teme l'ossigeno, le alte temperature e la luce diretta. Dopo l'estrazione si presenta ancora torbido, ma si chiarifica spontaneamente per semplice decantazione in recipienti di metallo a 18-20. Dopo alcuni giorni la morchia depositatesi sul fondo viene separata con un travaso.
La conservazione dell'olio deve essere il più breve possibile e il consumo non dovrebbe essere ritardato per più di un anno.Col il passare del tempo l'olio perde il colore verde e il profumo originario ( degradazione della clorofilla ).
Non a caso questo mini corso è stato effettuato in Puglia, la regione più olivetata d'Italia,che conserva ulivi millenari e di inestimabile valore ambientale paesaggistico e storico culturale. Solo la puglia produce la metà delle olive e dell'olio Italiano.

Pollo con ripieno Vegano

$
0
0
Come sapete sono amante della tradizione, ma questo non significa che non sia incuriosito dal provare cucine diverse, anzi ogni tanto sono affascinato dalla moda del momento e la seguo come questa volta provando una variante del classico ripieno del pollo. Fondamentale ricordarci che le proteine animali sono essenziali per la corretta crescita di un bambino!!!!!


Grazie a Patrizia del blog Andante con Gusto , questo mese tutta la community dell’ Mtchallange si è cimentata a disossare un pollo per poi farlo ripieno in base ai propri gusti.
Il grado di difficoltà per la sfida n° 51 sembrerebbe aumentata,  ma nell’eseguire la ricetta di Patrizia tutto è filato liscio, una dimestichezza  e facilità a disossare il pollo da parte mia che sicuramente parte da lontano. 
Posso ritenermi tra i fortunati  ad aver conosciuto e vissuto pratiche e abitudini che erano della generazione passata; la realtà contadina presente fino agli anni 80 nel mio territorio ci ha fatto conoscere metodi di allevamento che oggi le grandi industrie invano cercano di imitare. Il pollo cresciuto a terra era l’unico metodo spontaneo di allevamento che le nostre nonne praticavano nei grossi cortili. Gli omicidi di polli era una pratica frequente nelle famiglie, tutti imparavano, sopratutto i ragazzi. Ricordo che da adolescente per aiutare la nonna avevo imparato a scannare,  spennare, privarlo delle interiore e sezionare i vari pezzi, naturalmente parliamo sempre di pollo. Culturalmente la nostra cucina è priva del "pollastro mbuttit", ma l'Mtchallange anche questo mese, grazia a Patrizia, ha avuto la funzione di far imparare una pratica inusuale, disossare un pollo per farlo ripieno, che di solito oggi lo fa il macellaio.
Ingredienti:
1 busto di pollo evischerato di circa 2 kg 
pepe
burro
Olio extra Vergine di oliva
sale
sale nero  
Ripieno
2 foglie di verza
4 patate medie 
olio extra vergine di oliva 
1 cucchiaino di peperoncino dolce
sale 
pepe
cipolline borratane
Contorno 
Patate
cipolle tipo tropea
Olio extra vergine di oliva
sale 
Prendete il  busto di pollo eviscerato, pulito e fiammato per eliminare eventuali residui di piume. Rinfreschiamo subito un po' di anatomia andando a lussare entrambe le cosce. Con il busto del pollo dritto di fronte a voi, dovrete infilare il pollice della mano sinistra (se non siete mancini) nella cavità intestinale fino a toccare l'articolazione dell'anca. Con l'altra mano tirate indietro la coscia rompendo l'articolazione. Il femore deve uscire dalla cavità dell'anca. Fate la stessa cosa con l'altra coscia. 
Dovete togliere la forcella dello sterno. E' una delle operazioni più delicate: ruotate il pollo sempre in posizione supina, con il petto verso di voi. Spingete indietro delicatamente la pelle della cavità del collo. Toccate la polpa del petto intorno alla cavità e potrete percepire la forcella. Incidetela con la punta del coltello.
Con il coltello raschiate la carne intorno alla forcella in modo da farla apparire, quindi con delicatezza recidetela al vertice con il trinciapollo, facendo attenzione a non bucare la pelle.La forcella è libera anche se l'osso lungo è ancora all'interno e verrà eliminato successivamente.
A questo punto avrete quasi terminato la parte più difficile. La gabbia toracica sarà quasi completamente staccata dal petto. Resterà lo sterno che potrete sollevare e staccare dal basso verso l'alto. Una volta inciso nella lunghezza, si staccherà completamente il resto dell'ossatura. Toccate il bordo del petto all'altezza del collo ed eliminate la parte lunga della forcella sempre incidendo con la punta del coltello. Tenete la carcassa da parte. 
Adesso grattate via la polpa dalle ossa delle anche e staccate l'osso dalla giuntura della coscia con il trinciapollo. L'osso lungo della coscia sarà invece lasciato al suo posto per mantenere una bella forma finale. 
Tagliate con il trinciapollo le ali all'altezza dell'articolazione. Quindi rimuovete il resto dell'ala in corrispondenza delle giunture. Spingete con il dito la pelle dell'ala all'interno della cavità che si sarà formata dopo l'eliminazione dell'osso.  
Il vostro pollo è disossato. Palpate con le mani la carne di tutta la superficie per sentire se qualche piccola scheggia di osso sia rimasta ed eventualmente eliminatela.
Il Ripieno
Lessate le patate in abbondante acqua salata per 30-35 minuti, una volta raffreddate spellarle e schiacciarle con il passapatate, aggiustando di sale. In una piccola padella antiaderente fate riscaldare l'olio extra vergine di oliva e versarci le patate schiacciate in precedenza.Fate insaporire per 1 minuto aggiungendo un cucchiaio di acqua, il peperoncino dolce e il pepe. Nel ripieno aggiungete anche qualche cipollina borratane stufate in precedenza con olio extra vergine, poca acqua cotte a fiamma bassa.
Stendete bene il ripieno su due foglie di verza aggiungendo qualche cipollina borratane, adagiarle sul pollo aperto a libro,
Sollevate i lati del volatile per richiuderlo, fate coinciderei lembi di pelle con grazia e procedete alla cucitura. Cominciate dal collo e scendete cucendo senza tirare troppo la pelle perché con la cottura, tenderà a gonfiarsi e ritirarsi con il rischio di spaccarsi e rovinare tutto il vostro paziente lavoro. Potete usare filo da cucina o filo di seta a vostro piacere. 
Legate le cosce per mantenere la forma in cottura. Inumidite un largo foglio di carta da forno ed avvolgetevi stretto il pollo chiudendolo come un caramellone. 
Avvolgete il caramellone in un lungo foglio di alluminio e legatelo con dello spago per dare definitivamente una forma cilindrica al vostro pollo. Adesso potete mettere in frigo per 2/3 ore o se preferite, per tutta la notte fino al momento di cuocerlo. 
Io ho optato per la cottura al forno, quindi  eliminate la carta, condite l'esterno del pollo massaggiandolo con sale e pepe quindi strofinatelo con piccoli fiocchi di burro che serviranno a mantenere morbida la pelle durante la cottura. Accendete il forno a 180°. In una larga teglia  versate 4 cucchiai di olio extravergine con le cipolline borratane, sistemate il pollo sul fondo preparato dopo averlo condito con sale e pepe e cosparso con il burro. Mettetelo in forno. Dopo 15 minuti, aprite e irrorate il pollo con un bicchiere di acqua e proseguite la cottura.
Ogni 10 minuti, spennellate il pollo su tutta la superficie con i suoi succhi per mantenere morbida la pelle e non farla seccare. Proseguite la cottura per c.ca 1h45. Non usate il forno ventilato perché seccherà la pelle del vostro pollo rompendola.
Girate il pollo un paio di volte durante la cottura aiutandovi con cucchiai o palette di legno per non bucare la pelle.
Quando siete in fondo alla cottura, verificate il colore dei succhi che escono dalle suture.
Se schiacciando leggermente con un cucchiaio di legno vedrete uscire del liquido trasparente, il pollo sarà cotto. Proseguite se vedete che i succhi sono ancora rosati. Una volta cotto fatelo riposare per circa 30 minuti prima di tagliarlo a fette. Per il contorno potete abinare una terrina di patate e cipolle tipo tropea semplice e in naturalezza. Tagliare le patate e le cipolle a rondelle fine, adagiarle in una teglia oleata e spennellarle con olio extra vergine di oliva, aggiustare di sale e cuocerle per circa 15-20 minuti a 250° statico.


Impattate adagiando la fetta di pollo ripieno con il sugo di cottura e le cipolline borratane e  comporre la terrina di patate e cipolle tipo tropea.
Con questa ricetta partecipo alla sfida n° 51 dell'MTChallange 

Calamarata Daunia&Bio con gamberi e calamari

$
0
0
L'Italia vanta un patrimonio enogastronomico unico al mondo, territori e tradizioni continuano il loro percorso naturale, accompagnati da popoli volenterosi di trasmettere la propria identità alle future generazioni.Noi siamo i testimoni di questo tempo e dobbiamo cercare di dare la giusta lettura senza essere condizionati dagli interessi personali. Oggi, ammetto che la comunicazione è importante, le grandi multinazionali investono sempre più in pubblicità e comunicazione, a discapito delle piccole realtà presenti sul nostro territorio. 
Nel viaggio itinerante Qui da Noi Puglia, abbiamo conosciuto realtà  cooperative che oltre a mettere sul mercato prodotti made in Italy a filiera corta, contribuiscono allo sviluppo sociale ed economico di un intero territorio  territorio.
La pasta della cooperativa Daunia & Bio è un esempio di questo binomio vincente, il prodotto è legato al territorio in tutti i suoi passaggi, dalla scelta selezionata delle materie prime alla produzione del prodotto finale. 
La cooperativa Daunia & Bio è un organizzazione O.P (organizzazione produttori) operanti nel territorio di Foggia. Nasce con l'intento di aggregare le produzioni di cereali biologici, sopratutto nel grano duro, garantendo al consumatore l'origine, la sicurezza alimentare e la qualità delle proprie produzioni. Il prodotto è controllato a partire dal seme, coltivato senza trattamenti chimici, fino alla temperatura di essiccazione che non deve superare i 60°. Nella produzione la pasta viene asciugata a bassa temperatura per non alterare proteine ed  enzimi.
Nel grande bluff della comunicazione i grandi produttori di pasta, industriali e semi-industriali, spacciano i loro prodotti per made in Italy, quando gli stessi hanno materie prime (grano duro) proveniente da chissà quale paese.
Premetto che non volevo fare questo post, ma ci ho ripensato per testimoniare la qualità stratosferica di questa pasta di grano duro con farina Senatore Cappelli.
Ingredienti:
400 g Calamarata Daunia&Bio
150 g di Pomodorino 
1 calamaro di circa 400-500 g 
15 gamberi medi 
Sale 
Pepe 
Prezzemolo
Procedimento:
Ho pulito il calamaro eliminando l'osso e gli occhi. In una padella di alluminio, ho fatto soffriggere lentamente l'aglio nell'olio extra vergine di oliva e, appena ha iniziato a rosolare ho aggiunto il calamaro tagliato ad anelli regolari. Ho alzato la fiamma per 5  minuti, in modo che l'olio non perdesse la giusta temperatura di cottura, ho aggiunto poi il pomodoro, facendo cuocere il tutto per circa 6-7 minuti. A questo punto ho aggiunto i gamberi che hanno una cottura più bassa rispetto al calamaro. Ho fatto cuocere il tutto per altri 5 minuti.
Ho cotto la calamarata Daunia&Bio in abbondante acqua salata, l'ho scolata al dente e l'ho saltati nella pentola di alluminio con il condimento. Ho dato il giusto riposo alla pasta e ho  impiattato guarnendo con del prezzemolo fresco tagliato a momento e pepe.

Trippa con le patate

$
0
0
La rubrica dell'Italia nel piatto per i mese di novembre arricchisce la sua diversità di ricette tipiche italiane con il tema brasati, stracotti, umidi e stufati. Propongo per questa uscita come regione Campania, la trippa con le patate che è un piatti tipico di diverse regioni italiane; proprio secondo le zone, viene cucinata in modi diversi. La ricetta tipica napoletana, prevede come ingrediente diverso, il sugo che si usa per il soffitto napoletano ovvero la la salsa di peperone, composta per metà da pomodori rossi San Marzano e per metà da peperoni rossi. Troverete la ricetta per prepararla a casa in questo post.
La trippa è un alimento realizzato durante tutto l'anno ma con prevalenza in inverno. L'elemento base è la trippa nelle sue diversi parti, ma non possono mancare la "centopelle" o "libro" ed il "callo". Un tempo snobbata e quasi disdegnata dai più ricchi, rimaneva carne molto gradita ai meno abbienti. 
Oggi che problemi di ordine economico non affliggono più come una volta, la trippa è appannaggio di chi se la può permettere ed è difficile trovare una mucca veramente sana ed igienicamente curata a dovere. Una volta la trippa che si comprava cruda e grigia, veniva calata in acqua bollente e poi raschiata con un coltello per asportare la pelliccia nera che ne copriva la superficie.
Oggi la si trova in commercio già bollita e biancheggiata con impiego di sostanze chimiche. Tale operazione invece andrebbe fatta con acqua bollente. 
Ingredienti:
1 kg di trippa già bollita 
1/2 litro di salsa al peperone 
1 peperoncino 
2 spicchi di aglio 
1 cipolla 
200 g olio extra vergine di oliva
600 g di Patate
600-700 ml di acqua   
basilico
sale 
pepe
Procedimento:
In una casseruola porre l'olio extra vergine di oliva e l'aglio schiacciato e appena inizia a soffriggere, aggiungere la trippa tagliata a pezzetti. Fare soffriggere il tutto a fuoco basso per circa un 1-2 minuti dopodichè aggiungete il sugo al peperone. 
  • Lasciar insaporire il tutto a fuoco moderato per 2-3 minuti.
  • Aggiungete le patata  sbucciate e tagliate a funghetto.
  • Coprite  il tutto con l'acqua salata e e lasciate cuore per circa 20-30 minuti. 
  • Servite la trippa ancora fumante guarnendo con qualche foglia di basilico  e pepe macinato al momento.
Ora andiamo a farci un giro nelle altre regioni d'Italia per scoprire le ricette della tradizioni sul tema del mese di Novembre.

Stracotto al Negroamaro #QuidaNoiPuglia

$
0
0
Questo post è sconsigliato a chi crede che la carne rossa faccia male. Purtroppo la globalizzazione e i potenti della terra hanno portato all'involuzione delle tradizioni, spostando una gran fetta di pecoroni a consumi che fino a pochi decenni fa erano inimmaginabili. Tutti gli eccessi fanno male, abusare ripetutamente di una alimento porta danni anche permanenti al nostro organismo, questo vale per qualsiasi alimento e non solo per la carne.
“L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato, nel comunicato stampa N. 240 del 26/10/2015 della sua agenzia per i tumori, i risultati sulla cancerogenicità della carne lavorata e della carne rossa, basandosi sulla letteratura scientifica del campo, e ha classificato la carne lavorata come cancerogena per gli esseri umani, inserendola nel gruppo 1 degli agenti sicuramente cancerogeni per l’uomo (tra cui ad esempio il fumo del tabacco e l’amianto). La carne rossaè invece stata classificata come probabilmente cancerogena. Dopo alcuni giorni la stessa OMS ritrattato tutto dopo le polemiche dell'intero settore produttivo.
Perchè????  Vuoi vedere che l'allarmismo  potrebbe dipendere dal contestato TTIP ????...........  con cui verranno ampliate le possibilità per i prodotti made in USA di varcare la soglia del Vecchio Continente superando così agevolmente le restrizioni sanitarie imposte dall’UE sugli allevamenti e sulla produzione di alimenti. Chi è in grado di garantire la  salute pubblica?  Da dove provengono queste malattie ? #enumunnembruogl 
Io continuo a  mangiarla come ho sempre fatto, una volta a settimana senza esagerare. Questo spezzatino è stato inoltre cotto nel Negroamaro, fantastico vino delle terre di Puglia, conosciuto in uno dei Tour qui da Noi. Vino di punta della Cantina San Donaci (1933), una dellepiù antiche aziende dell'agro salentino, che per la sua continuità e per il suo forte radicamento al territorio ha dato un forte contributo alla storia agricola del Salice Salentino  diventando un autorevole punto di riferimento dell’enologia italiana.
Ingredienti :
500 g spezzatino 
2 bicchiere di vino rosso
2 cucchiai olio extravergine d'oliva
1 cucchiaino di zucchero di canna
15 Cipolline Borratane
5 Pomodorini 
1 bicchieri di acqua 
1 cucchiaino di peperoncino dolce
Procedimento:
Mettere sul fuoco un tegame con dell’olio extravergine d’oliva con l'aglio schiacciato, e appena inizia a soffriggere unite la carne. Lasciate che rosoli uniformemente per 3-4 minuti, poi irrorate con un bicchiere di vino Negramaro e fate evaporare a fiamma  sostenuta. Abbassare la fiamma e aggiungere la restante parte degli ingredienti, cipolle borratane, pomodorini, zucchero di canna, sale,un  bicchiere di acqua calda e uno di Negroamaro. Proseguire con una cottura lentissima, circa 90 minuti e comunque finchè la parte liquida non si asciughi del tutto.
Fate riposa per circa 30 minuti e servite accompagnato da una spolverata di peperoncino dolce.


Ravioli di baccalà e patate con salsa Nocciolese, ricotta e balsamico

$
0
0
Dal momento che viene diramata la ricetta è un continuo pensare. L'abbino con questo, ... no forse è troppo trasgressivo,  allora con quest'altro......., no troppo scontato....... ,l'Mtchallange, ti tiene un intero mese impegnato a pensare e cercare di creare l' abbinamento perfetto almeno per il mio palato. Cercare sempre la perfezione , migliorarsi , condividere, imparare; l'Mtchallenge ha inculcato questa mentalità che è sempre vincente sopratutto nella vita. La ricetta della sfida n°52 dell' MtchallengeL'Mtchallange è il  Raviolo "co-o tuccu".... (raviolo alla genovese) presentata da  Monica e Luca del blog Fotocibiamo. Caratteristca di questa uscita è  la cottura lenta 
Manca poco al Natale, e l'idea è stata quella di abbinare varie tradizioni in un unico piatto. Il baccalà (e patate), pilastro della cucina contadina, racchiuso nel raviolo, e condito con un  mix di frutta secca a base di nocciola.
La nocciola nella tradizione contadina dell'area di produzione campana, viene impiegata per condire il piatto della vigilia di Natale "Spaghetti alla Nocciolese". Il raviolo è Stato appoggiato sulla ricotta a forma di raviolo, prodotta in un caseificio Parmigiano Reggiano, e finita con dell' aceto balsamico invecchiato 30 anni, acquistati in uno dei viaggi nel modenese.
Ingredienti:
160 g farina debole
80 g farina di semola
1 uovo 
Acqua qb (circa 60 ml)
sale (un pizzico)
Ripieno
250 g baccalà ammollato
200 g di patate
1 bicchiere e 1/2 di acqua
olio extra vergine di oliva 
pepe
Sale
Condimento 
150 nocciole
5 noci
 20 pinoli
7 g uva passa 
oolio extra vergine di oliva
1 spicchio di aglio 
sale
aceto balsamico 
250 g di ricotta di mucca 
Procedimento:
Sulla spianatoia ho fatto la fontana con la farina, al centro ho aggiunto l'uovo, un pizzico di sale ed ho iniziato a impastare. Man mano che impastavo  ho aggiunto  l’acqua fino ad ottenere una pasta liscia ed omogenea, ho aggiunto poca acqua alla volta facendola ben assorbire prima di aggiungerne altra. Ho lasciato l’impasto riposare sulla spianatoia coperto a campana con una ciotola per almeno mezz’ora prima di stenderlo per fare i ravioli.
Nel frattempo ho preparato il ripieno per i ravioli. In un tegame capace ho fatto soffriggere appena l'aglio, ho aggiunto le patate tagliate a fungetto, e le ho fatte insaporie nell'olio extra vergine di oliva per circa un minuto a fuoco lento. Ho aggiunto il baccalà e un bicchiere e mezzo di acqua. Ho lasciato cuocere a fiamma bassa per circa 60 minuti aggiustando di sale. A cottura ultimata ho aggiunto poco pepe, ho tolto le lische del baccalà e con una forchetta ho schiacciato il tutto, patate e baccalà; con un cucchiaio ho amalgameto gli stessi.
Ho ripreso l’impasto lasciato riposare e ne ho tagliatene un pezzetto. Ho iniziato a stenderlo con la sfogliatrice fino ad arrivare al penultimo passo, quindi l’ho posata sul piano di lavoro, ho messo il ripieno e ho coperto con la seconda sfoglia, ho premuto bene sui bordi per saldare la pasta ed ho tagliato i ravioli con lo stampo dentellata.
Dopo aver composto tutti i ravioli sono passato a preparare il composto di nocciole per il condimento. Prima di procedere ho sminuzzato tutta la frutta secca, fatta eccezioni per i pinoli, con un coltellino. In una padella capiente ho messo l'olio extra vergine di oliva, le nocciole, l'uva passa, il pepe, le noci, i pinoli e lo spicchio d'aglio sciacciato.Ho fatto soffriggere fino a doratura delle nocciole.
  • Ho tagliato la ricotta a fette quadrate con uno spessore di 0,5 mm; con lo stampo che ho fatto i ravioli e ho ricavato dei dischi di ricotta uguali ai ravioli di baccalà' e patate.
  •  Ho cotto i ravioli in abbondante acqua salata per 5-6 minuti, l'ho scolati e conditi con il preparato di frutta secca. Ho impiattato i ravioli predisponendoli sul disco di ricotta guarnendo il tutto con aceto balsamico di 30 anni.
Con questa ricetta partecipo alla sfida n° 52 dell 'Mtchallenge.


Scialatielli bucati con i Purptiell affugat

$
0
0
Come ogni anno, l'uscita del mese di Dicembre della rubrica dell'Italia nel Piattoè dedicata alle tradizioni culinarie del Natale. La Campania, attraverso la famiglia riesce ancora a conservare e tramandare tradizioni che rappresentano l'identità di un popolo. La vigilia di Natale in ogni famiglia è d'obbligo il primo piatto a base di pesce. Uno dei piatti consumati in molte famiglie è la pasta con il sugo dei purptiell affugat (moscardini al sugo). Affogati ( cotti a lungo ) nella passata di pomodoro, in modo che il risultato finale è un sugo denso e pieno di sapore di mare. Il purptiell o moscardino è uno degli alimenti tradizionali del Golfo di Napoli, grazie alla tipicità dei suoi fondali e delle sue coste.
Ingredienti:
500 g di Polpetti (moscardini) freschi 
 320 Pomodori San Marzano
2 bicchieri di acqua 
1 spicchio di aglio 
olio extra vergine di oliva
pepe
prezzemolo  
Procedimento:
In una padella ho fatto appena rosolare l'aglio a fuoco lentissimo, ho poi aggiunto i polipetti (moscardini) freschi. Ho alzato la fiamma, in modo che l'olio non perdesse la giusta temperatura di cottura, e li ho fatto rosolare per 5-6 minuti. Ho aggiunto il pomodoro,  i due bicchieri di acqua  e ho fatto andare il tutto a fuoco lento per circa 40-45 minuti, aggiustando di sale. Ho cotto gli scialatielli bucati in abbondante acqua salata, l'ho scolata al dente e l'ho saltata nel condimento con i purptiell affugat. Ho dato il giusto riposo alla pasta e ho impiattato guarnendo con del prezzemolo fresco tagliato a momento e pepe.
Ora andiamo a scoprire nei blog delle restanti regioni d'Italia, le tradizioni del Natale.
Piemonte - Il torrone alle nocciole 
Liguria - Ravioli di pesce  
Lombardia - Bignolata mantovana
Friuli Venezia Giulia - Buaidnik 
Emilia-Romagna - Tortellini alla bolognese 
Toscana - Cavallucci e berriquocoli di Siena
Umbria-  Pinoccate  
Marche I cavallucci di Apiro 
Abruzzo Celli Pieni"dolci tipici della tradizione abruzzese   
Lazio: Ceciaroli 
Basilicata Crispi lucani
Calabria Pitta mpigliata o pitta nchiusa  
Puglia: Sannacchiùdere
Sardegna - Pan'e Saba  
Il nostro blog: http://litalianelpiatto.blogspot.it/

L'unico nero è quello di seppia,... il carbone lo lasciamo alla befana

$
0
0
Il cuoco di oggi si trova in grave difficoltà nel rappresentare la propria identità e la propria idea di cucina. Il motivo va ricercato nel suo  DIo; la voglia di emergere e dare l'impronta alla propria idea sta ridicolizzando l'intero settore. In questo discorso non includiamo i blogger altrimenti non finiremo più il discorso. Io ho fatto, io ho inventato, questa ricetta è mia, la mia matriciana, la carbonara ai carciofi, il cacio e pepe vegano, gli spaghetti alle vongole perfetto, la ricetta originale di......., potremmo scrivere un papelo di piatti tradizionali storpiati solo per dare un impronta personale.
In tutto questo parapiglia, mai avrei immaginato che la mente umana avesse osato colorare  i cibi di nero usando il carbone vegetale.
Esso non dobbiamo dimenticare che viene usato in caso di diarrea e flatulenza connessa alla diarrea, impiegato anche nell'avvelenamento per contrastare l'assorbimento della sostanza ingerita.
Pane, pasta, biscotti, pizze e addirittura la mozzarella di bufala, tutti alimenti colorati di nero  il tutto glorificato e acclamato come una toccasana per la salute, il digestivo o l'antidiarrea incorporato nell'alimento.
In America l'uso alimentare del carbone alimentare vegetale, a causa della sua potenzialità cancerogena è vietata. Non si può escludere la presenza di benzopirene ed altri idrocarburi altamente nocivi. Il carbone vegetale una volta arrivato nello stomaco, lega a se, i veleni ma anche  i nutrienti e i farmaci assunti.
Per questo motivo il carbone vegetale va assunto lontano dai pasti e dall'assunzione di medicinale. Qui sta tutta l'incongruenza a metterlo nell'alimento.
In ultimo vorrei aggiungere il divieto nella tab2, del Reg UE n° 1129/2011 che NON consente l'utilizzo di nessun colorante in : Pane e prodotto simili, ma non solo, ma in nessun ingrediente utilizzato per preparare il suddetto prodotto: Acqua, farina, sale, malto, zucchero, miele, burro, e latte. Si potrebbe configurare la violazione dell' art. 50 del CP
Pasta fresca al Nero di Seppia 
100 gr Farina 00
100 gr Farina di Grano Duro Rimacinata
Acqua
Nero di Seppia
1 Uovo 
Procedimento la Pasta 
Sulla spianatoia mettere la farina, al centro mettere l'uovo, un pizzico di sale e iniziare a impastare. Man mano che impastavo  ho aggiunto  l’acqua fino ad ottenere una pasta liscia ed omogenea, ho aggiunto poca acqua alla volta facendola ben assorbire prima di aggiungerne altra. Ho lasciato l’impasto riposare sulla spianatoia coperto a campana con una ciotola per almeno mezz’ora prima di stenderlo per fare i ravioli. Fare lo stesso procedimento per la sfoglia nera, va aggiunto in più il nero di seppia.
Tirare la pasta col mattarello su una spianatoia infarinata dopo di che’ tagliarla a strisce larghe e passarla con  la sfogliatrice  regolandola fino al penultimo scatto. 
Disporre il preparato per il ripieno sulla sfoglia ogni 2 cm circa. 
Prendere un albume d'uovo montarlo e spennellare nella parte dove avvera' la giunzione con l'apposita rotellina, tagliarli e i ravioli sono pronti . 
Il colore nero rappresenta  è la negazione del colore, messo su una scala insieme al bianco sono i due estremi, l'inizio e la fine. In un piatto il nero non colora un bel niente e rappresenta la negazione assoluta. Indica un atteggiamento estremista che fa male alle tradizioni e al buon cibo.  



Scagliuozzi di farenella napoletana

$
0
0
La prima uscita del 2016 è dedicata alla rubrica dell' Italia nel piatto con uno street food d'eccellenza della cucina napoletana, gli scagliuozzi di farenella napoletena. Il tema scelto per questa uscita è l'utilizzo di farine speciali nella tradizione culinaria della propria regione. In estate siamo stati invitati da una Napoletana Doc, Rita, dove oltre a le tante specialità della tradizione della cucina napoletana, ci ha preparati gli scagliuozzi di farinella. Un vera bontà per il palato !!!! Rita ci spiegava che questo è il piatto più povero della cucina napoletana. Nel tempo delle guerre mondiali, la farina di mais veniva prelevato dalle mangiatoie delle galline per preparare gli scagliuozzi.
Ingredienti:
125 g  di farina di mais
500 ml di acqua 
sale
pepe
olio per friggere 
formaggio pecorino 
Procedimento: 
In una pentola capiente ho portato a bollore l'acqua con il sale e  ho versato a pioggia la farina di mais. Ho fatto cuocere per 6-7 minuti mescolando il composto con un cucchiaio di legno. Durante cottura ho aggiunto il pepe. Ho versato la polenta sulla carta da forno ad uno spessore di circa un centimetro e ho aggiunto i pezzettini formaggio pecorino facendoli affondare nello strato di polenta. Ho lascito raffreddare completamente affinchè non si compatti bene.Ho tagliato la polenta in quadrati da cui poi ho ricavato i triangolini che ho fritto in abbondante olio, facendo dorare gli scagliuozzi entrambi i lati. L'ho scolati su una carte assorbente e  li ho serviti ben caldi.

Bucatini all'Amatriciana

$
0
0
La cucina italiana ha un patrimonio unico al mondo, frutto di almeno due millenni di storia. Ogni piatto della nostra tradizione culinaria, si fonda su ingredienti tipici del territorio accompagnata da una preparazione semplice. L'amatriciana rispecchia appieno questo binomio vincente. Pasto di una cucina occasionale numerosissimi pastori di amatrice consumava durante la transumanza delle pecore. In queste lunghissime traversate era loro consuetudine portare nei loro zaini pezzi di pecorino, sacchetti di pepe nero, pasta essiccata guanciale e strutto. Nasce bianca, ma nel corso degli anni subisce una piccola rivisitazione, l'aggiunta del pomodoro.
Ingredienti:
400 Bucatini
170 Guanciale
240 Pomodoro san Marzano
un cucchiaio di strutto
pecorino
sale
Procedimento:
Tagliate a listarelle il guanciale e fatelo rosolare in una padella di ferro con un cucchiaio di sugna. Appena risulterà dorato e croccante versate il vino bianco e fatelo evaporare a fuoco vivace, quindi sgocciolatelo e mettetelo in un recipiente a parte. Nel grasso rimasto nella padella versate i pomodori San Marzano, salate e cuocere per 7-10 minuti. A cottura ultimata, versate il guanciale messo da parte nel sugo.Fate cuocere i bucatini in abbondante acqua salata, scolate la pasta al dente e saltatela nel sugo all'amatriciana. Fate riposare la pasta per circa 2 minuti. Impiattate e aggiungete il pecorino grattugiato.

Calamarata con lumache, porcini e salsiccia

$
0
0
Ci sono dei piatti che ti rimangono impressi nella mente, non solo per il gusto verace, ma per la condivisione del momento fatta insieme ad amici sinceri e leali. La provincia di Viterbo è ricca di eccellenze agro alimentari, oggi vi voglio segnalare l'Azienda agricola La Lumaca di Caporali Giuseppe di Cellere (VT). Allevamento all'aperto a ciclo biologico completo. L'impianto è suddiviso in vari recinti , realizzato con apposita rete atossico, dotata di una balza che evita la fuoriuscita delle lumache. Il ciclo di allevamento inizia con la lavorazione del terreno, la semina di ortaggi e verdure per alimentare le lumache. Nel mese di marzo vengono inseriti i riproduttori per l'accoppiamento. Non vengono utilizzati per questo allevamento concimi o altri agenti chimici che alterano la qualità della lumaca. Piatto realizzato con ingredienti di altissima qualità, lumache allevate a ciclo biologico, salsiccia di Cellere. funghi porcini raccolti sempre dal mitico Pinuccio. 
Ingredienti:
500 g Calamarata
200 g Lumache 
150 Salsiccia
120 g Funghi Porcini
Olio extra Vergine di Oliva
Prezzemolo
Sale
Procedimento:
Prima operazione e quella di precuocere le lumache. Assicurarsi dal venditore che le lumache sono già purgate, altrimenti farle digiunare 5-6 giorni  in un secchio coperto da tenere in cantina. Questo tempo permette di eliminare i residui di erbe con cattivo sapore che hanno mangiato. Dopodichè le lumache vanno lavate con acqua e il 20% di aceto ripetutamente per eliminare la bava. Vanno messe poi sul fuoco in acqua fredda; quando l'acqua si scalda le lumache escono dal guscio fino poi a morire. Fate bollire per 7-10 minuti, scolate e lasciarle raffreddare. Dopo di ciò estrarre la lumaca dal guscio ed eliminare la parte finale (intestino). Pulite i funghi porcini, strofinateli delicatamente con un telo bagnato; tagliare i funghi a fette piuttosto grandi. In un tegame con l'olio extra vergine di oliva, fate soffriggere a fuoco lentissimo l'aglio schiacciato; poi aggiungere i funghi porcini, la salsiccia fresca sminuzzata e le lumache private del loro guscio. Lasciate cuocere a fuoco moderato per 7-10 minuti, bagnando se necessario con poco acqua. Lessate la calamarata in abbondante acqua salata, scolatela  al dente e saltatela nel sugo di porcini, lumache e salsiccia e poco parmigiano. Fate riposare la pasta per circa 2 minuti. Impiattate e gusterete un abbinamento di terra davvero fantastico.




'Mbastuocchio broccoli di rapa e fagioli per l'Mtc

$
0
0
Le zuppe e minestre proposto da  Vittoria Traversa dal blog La Cucina Piccolina  mi ha fatto rievocare vecchi ricordi trascorsi in compagnia di chi mi ha trasmesso le vere e antiche tradizioni culinarie popolari. L''Mtchallange n°53 duemilasedici inizia con un tema adatto al periodo dove sarà interessante scoprire ricette variegate in base alla territorialità. La mia proposta è caduta sullo 'mbastuocchio broccoli di rapa ( friarielli ) e fagioli. 
Oggi ci hanno abituato ad associare i friarielli sempre e comunque alla salsiccia, anche se è l'abbinamento più usato  per panini, pizze e calzoni. Qualche secolo fa non era proprio così.....
Lo stesso prodotto ha nomi diversi da paese a paese. A Marcianise (il mio paese) ha sempre avuto il nome di broccoli di rapa, anche se noto il cambiamento della nuova generazione a chiamarli con il nome più napoletano friariello. O' mbastuocchio è una zuppa di pane raffermo, verdura e fagioli, che cucinati insieme ne fanno un piatto unico nel suo genere. E' il classico piatto del riciclo, di una cucina povera e contadina. L'evoluzione ci ha portati a dimenticare queste tradizioni.
..................................Su una fornace c'era un tegame che aveva l'aria di contenere già qualcosa di avviato per il pranzo perciò Maddalena si permise :
-Perché volete preparare i maccheroni ? Mi fate sentire un ospite estranea .Cosa stavate cucinando per voi?
Angelina arrossì e:
-Avevo dei fagioli avanzati da ieri avevo pensato di bollire dei broccoli di rapa e metterceli dentro ma non so se a voi piacciono.
- Se mi piacciono ? Non li mangio da quando andava a casa di mia zia . Lui don Vincenzo, mangia fagioli con la pasta, con il riso, con le scarole, ma con le rape no, neanche l'odore vuole sentire.
Angelina si sentì confortata ma le dispiaceva offrire un cibo così modesto e comune ad una persona che si fermava alla sua tavola per la prima volta................
Un racconto prelevato da un romanzo che descrive i ricordi di un tempo vissuto dove il valore del cibo era sacro
Ingredienti
150 g di fagioli 
180 g di broccoli di rapa 
160 g di Pane raffermo tagliato a dadini
Aglio
Peperoncino
Olio Extra vergine di Oliva o Sugna
Sale
Procedimento:
Il procedimento inizia con la cottura dei fagioli, rigorosamente nel "Pignatiello". Una cottura antica che ancora oggi nelle nostre zone viene preferita a quelle più moderne e innovative. Il pignatiello è una pentola di creta, simile ad una giara a coppo, dove intorno al collo vi sono due manici per la presa. Mettere a bagno i fagioli  12 ore prima della cottura. Cuocere i fagioli nel pignatello di terracotta avvicinandolo ai carboni del del camino per 2-3 ore, facendo attenzione di aggiungere acqua calda quando essa evapora. Scuotere ogni tanto il Pignatiello prendendolo con il manico in modo che i fagioli cambiano posizione per una cottura uniforme. 
I broccoli di rapa invece vengono buttati in acqua bollente per tre  minuti conservando due mestoli di acqua di cottura.  In un tegame abbastanza capiente  fate rosolare olio extra vergine di oliva (o strutto), aglio e peperoncino. Appena l'aglio si imbiondisce aggiungete i fagioli facendoli insaporire nel soffritto; subito dopo aggiungere i due mestoli di acqua di cottura conservati, i  broccoli di rapa e portare a bollore.

Aggiustare di sale e mettere il pane raffermo tagliato a fungo. Fare asciugare tutta l'acqua e mantecare poi per altri due minuti.Fare riposare 2-3 minuti e volendo aggiungere un filo di Olio extra vergine.
Con questa ricetta partecipo alla sfida n° 53 dell'Mtchallange

Novità nel piatto...

$
0
0
Dopo più di 6 mesi di assenza su questi schermi abbiamo deciso di rinnovarci... si lo sappiamo...era ora, ma per tutte i "grandi eventi", ci vuole tempo e tanto impegno! ;)  
I banners con il punto interrogativo e/o i numeri che indicavano il countdown, che si sono visti negli ultimi giorni in rete preludevano proprio a questa novità: un format completamente nuovo!  
In primis,  tutti potranno partecipare, si avete capito bene, proprio tutti, anche voi che state leggendo! Ogni mese daremo un argomento su cui lavorare, e ognuno potrà partecipare con quante ricette vuole e per qualsiasi regione d'Italia.  Se siete Veneti, però avete la nonna o un'amica siciliana che vi ha donato una ricetta del suo territorio, potete cucinarla, postarla sul vostro blog e partecipare all'iniziativa, l'importante è indicare a quale regione appartiene il piatto.  
Poche sono le regole di partecipazione:                                                     
1. La ricetta e la foto possono devono essere pubblicate sul vostro sito o blog dal 2 al 26 febbraio, ma sono ammesse anche ricette comparse in precedenza e ripubblicate. 
2. La ricetta e la foto devono essere di vostra proprietà

3. Fate un commento nella pagina dell'Evento #VerdureInvernali, con la fotografia del piatto realizzato e con il link alla ricetta nel blog, se non foste iscritti a facebook potete lasciare un commento nel blog L'Italia nel piatto.  
4. Quando pubblicate sui social non dimenticate l' hashtag #VerdureInvernali.  
5. Sono ammesse leggere variazioni alla ricetta originale Il 2 del mese successivo, quando sveleremo il nuovo argomento, proclameremo il vincitore. ... e sì, perchè ci sarà un vincitore, e sarò quello che a nostro giudizio avrà interpretato meglio il piatto,  avrà descritto le diverse fasi in modo accurato e illustrato il post con foto degne di nota,.  Il premio sarà pubblicare sui vari social il link della ricetta vincitrice, la foto verrà postata sulla nostra pagina e fissata in alto e poi coccoleremo il vincitore con tante sorprese, per tutta la durata del mese. Vi aspettiamo, non mancate!!!!

Pizza ripiena salsiccia e friarielli

$
0
0
La rubrica dell'Italia nel piatto, per il mese di febbraio, propone le ricette della tradizione a base di verdure di stagione. La verdura che identifica la campania in questo periodo è senza dubbio i friarielli, che dal momento della semina, fino alla raccolta, non hanno bisogno di nessun intervento sia da parte della chimica che dall'uomo. Dal momento della semina alla raccolta trascorrono, 30-60-90 giorni, in  base alla qualità utilizzata. Vari sono gli utilizzi in cucina, una delle più comuni è abbinarla con la salsiccia e magari farcirci un ripieno. Pizza "chiena" con salsiccia e friarielli. 
Ingredienti:
300 g .Friarielli
300 g  Salsiccia
Olio extra Vergine di Oliva 
Aglio
Peperoncino 
Sale
Ingredienti:
235 g farina 00 W 260
85 g farina di semola 
230 ml di acqua
80 g di lievito madre gia' rinfrescato 
2 cucchiaini di olio extra vergine di oliva
9,5 g di sale
Procedimento:
Ho pulito e messi in acqua bollente  per 2 minuti i broccoli di rapa. In una padella con olio extra vergine di oliva ho fatto cuocere lentamente l'aglio senza farlo imbiondire insieme al peperoncino. Ho unito i  friarielli  e la salsiccia  facendo cuocere il tutto a fiamma dolce. Ho aggiustato aggiustando si sale e ho coperto con un coperchio. Dopo circa 10 minuti ho tolto la salsiccia e ho continuato per altri cinque minuti  la cottura a fuoco vivace e senza coperchio. Ho lasciato raffreddare la salsiccia e i friarielli prima di metterli nel ripieno.
La pasta 

Dopo aver rinnovato il lievito madre, troverete info in questo post,  su un piano di lavoro ho mischiato le farine e l'ho predisposte a fontana.Al centro ho fatto un incavo con il pugno,in quell'incavo ho sciolto il lievito madre  con acqua tiepida  e ho aggiunto l'olio extra vergine di oliva.Ho diviso l'acqua in due recipienti dove in uno ho sciolto il sale , l'altro e' servito a sciogliere il lievito e impastare parte della pasta.Ho mescolato il tutto per bene fino a che lentamente non viene assorbita tutta la farina e per ultimo ho aggiunto l'acqua contenente sale.A questo punto ho  incominciato ad impastare energicamente facendo in modo che l'impasto rimanesse ben incordato.Lavorare la pasta finchè non si appiccica più alle mani .Ho lasciato riposare la pasta per 5 minuti, trascorso il tempo  ho ripreso ad impastare per altri 5-6 minuti, finchè la pasta non risulti liscia.Ho diviso la pasta in due panetti, una di 320 g circa che metterò sul fondo della tiella, e l'altro di 300 g circa che coprirà la tiella. Ho messo i panetti in un panno e separati li ho messi in un contenitore e  l'ho sigillata con la carta velina. Ho fatto riposare la pasta per 15 minuti e l'ho messa a maturare in frigo a 2-5°. L'impasto e' maturato per 36 ore.Trascorso il tempo, su una spianatoia ho messo abbondante farina e ho capovolto con delicatezza la pasta, alzando i bordi del panno.
Il panno di cotone mi ha aiutato a non far strappare la pasta e quindi a non far uscire fuori i gas di lievitazione.
Ho disteso il panetto con la pressione delle dita,in ambedue i lati girando la pasta su se stessa facendo attenzione a non bucarla..Quando ho ottenuto uno strato sottilissimo e  omogeneo e di misura piu o meno della teglia , ho disposto la pasta nel ruoto  ( 28 cm di diametro)  che ho oleato con olio extra vergine di oliva .Ho farcito la pizza con friarielli e salsiccia. Ho ricoperte con l'altra pasta pasta (300 g ), ho chiuso i bordi e ho unto la superficie per con l'olio extra vergine di oliva punzecchiandola la stessa con la forchetta.
Ho lasciato riposare la pizza  per un 'ora e l'ho infornata  per 30-35 minuti,  a 220° e comunque finche' la superficie non risulta dorata.
Ho lasciato riposare la pizza  per un 'ora e l'ho infornata  per 30-35 minuti,  a 220° e comunque finche' la superficie non risulta dorata.
Con questa ricetta partecipo alla raccolta del mese di febbraio della rubrica dell'Italia nel Piatto. 

Struffoli cacio e pepe, al miele alessandrino e sale Nero

$
0
0
La 54° sfida dell' Mtchallange stravolge per questo mese di febbraio (in positivo) il format del gioco. Non sarà infatti una ricetta, ma l'utilizzo di un ingrediente ad accompagnare la fantasia in cucina: il miele in tutte le sue essenze, presentata dal blog Burro e Miele . A prima impatto è sembrato tutto facile, ma mi sbagliavo....., perchè avere già una base semplifica un po' tutto.
Un mese travagliato e due ricette, una non presentata per un errore nel fotografare con impostazioni sbagliate, l'altra invece frutto dell'azzardo che molte volte ha frenato la mia fantasia. Aver assaggiato in questi anni ingredienti con abbinamenti che mai avrei immaginato, un pò mi ha fatto cambiare idea: cioccolatini al formaggio di fossa, o cioccolato con sale grosso rimangono un azzardo positivo. Si scrive struffoli si legge per forza di cosa miele, e anche nella versione salata va messa, ottenendo in base alla sua essenza un risultato che un pò ha sorpreso anche me. Ho aggiunto in questi struffoli il sale nero delle Hawaii, delle scorze di arancio e miele alessandrino.
Il trifoglio alessandrino è un erba con fusti eretti ramosi che si coltiva nel periodo aprile-giugno, il miele  ha un colore molto chiaro, un odore e aroma di scarsa intensità con una leggera nota vegetale, la zona di produzione si trova nell'Italia Centrale. Infatti, il miele usato proviene dalla Comunità Mondo Nuovo di Civitavecchia che si occupa di recuperare persone con problemi di alcol e droga, dando loro la possibilità di emancipazione e di riscatto, anche attraverso attività interne alla Comunità stessa. Il settore apicoltura rimane un eccellenza per la Comunità Mondo Nuovo. 
Ingredienti:
120 gr di Farina "00"
1 cucchiai di sugna
1 uova grande (ci sono usciti due due tuorli) 
un pizzico di sale 
la scorza di 1/4 di  limone grattugiato
25 g  g di formaggio Parmigiano 
25 g di formaggio Pecorino
Pepe  
Per condire 
2 cucchiai di miele di trifoglio alessandrino 
Olio per friggere 
Scorza di arancia tagliata sottile
Sale Nero delle Hawaii
Procedimento: 
  • Mettere in un piatto i formaggi grattugiati, le uova, la scorza di limone grattugiata,  la sugna e il pepe. Battere con una forchetta il composto, amalgamando  tutti gli ingredienti presenti nel piatto. 
  • Unire la farina e impastare il tutto. 
  • Ottenuto una amalgama omogenea dategli la forma di una palla e fatelo riposare un ora in frigo. 
  • Trascorso il tempo lavorate ancora la  pasta dividendola in tante sfere; formare dei filoncini spessi un dito e tagliare a tocchetti regolari. 
  • Friggere gli struffoli in olio bollente rigirandoli spesso con una schiumarola fino a quando saranno diventati dorati.
  • Adagiare gli struffoli cotti su una carta assorbente. 
  • In una pentola alta sciogliere il miele fino a bollitura, spegnere il fuoco e versare gli struffoli e le scorze di arance.. 
  • Versare gli struffoli in piccoli contenitori, ed una volta raffreddati aggiungere il sale Nero.
L'altra ricetta che avevo menzionato in prefazione era una focaccia con un mix di farine ricotta di bufala,sale nero e miele al limone.....
Con questa ricetta partecipo alla sfida n° 54 dell'MTChallange 

Focaccia ai sette cereali con ricotta di bufala, sale nero e miele d'arancio

$
0
0
Alla fine Eleonora mi ha convito a pubblicare questa seconda ricetta sul miele. Come detto nel post precedente mi sono fatto ingannare dalle impostazioni della macchina fotografica per l'assenza di sole. Qui al Sud siamo fortunati, il sole non ci tradisce mai, è sempre lì che splende indisturbato, ma questo mese la mia difficoltà è stata proprio la sua assenza nei momenti essenziali di questo Mtchallange n° 54Eleonora Colagrosso e Michael Meyer, del Blog Burro e Miele sono i vincitori della sfida n° 53 e per la sfida successiva hanno proposto il  miele come tema del mese. Ultimamente sto cercando di limitare la farina raffinata......., non perchè faccia male ma per il semplice motivo che non danno sapore al prodotto finale. Anche Tonia quando mi vede impastare dice sempre: "Papà mischia le farine che la Pizza è più Buona". Effettivamente è così le farine "00" sono insapore ed è già da molto tempo che le miscelo con altre varietà. Non si vede dall'esterno ma tutta la mia passione si è incentrata sui lievitati, studiando tutte le caratteristiche delle farine e processi di lievitazione. Facile dire pizza o farina, ma oggi purtroppo è diventata tutta chimica applicata. Tempo fa vedevo sui certi blog pizze con alveolature stupende che cercavo di replicare con scarsi risultati. Oggi sono convito che quelle pizze erano bombardate di glutine e le farine che oggi si usano per vantarsi sui social, non sono altro che la miscelazioni di farine con proteine elevate.  La mia proposta è un mix di farina ai sette cereali tagliata con della farina "00", idratata al 67 % con acqua e latte includendo anche l'idratazione del lievito madre. Il condimento un classico, la ricotta di bufala campana, sale nero e miele di arancio.
Ingredienti :
210 g farina ai sette cereali
210 g farina "00"
150  ml di acqua 
  150 ml di latte 
un cucchiaio raso di sale
110 g lievito madre 
Procedimento: 

  • Dopo aver rinnovato il lievito madre, troverete info in questo post,  su un piano di lavoro ho mischiato le farine e l'ho predisposte a fontana. Al centro ho fatto un incavo con il pugno,in quell'incavo ho sciolto il lievito madre  con acqua tiepida  e ho il latte. Ho diviso l'acqua in due recipienti dove in uno ho sciolto il sale , l'altro e' servito a sciogliere il lievito e impastare parte della pasta. Ho mescolato il tutto per bene fino a che lentamente non viene assorbita tutta la farina e per ultimo ho aggiunto l'acqua contenente sale. A questo punto ho  incominciato ad impastare energicamente facendo in modo che l'impasto rimanesse ben incordato. Ho lavorato la pasta finchè non si appiccica più alle mani . 
  • Ho lasciato riposare la pasta per circa 1 ora. 
  • Ho formato un panetto di circa 830 g  sistemandolo in un panno e poi in un contenitore ricoperto da un panno umido e ho fatto lievitare la pasta per tre ore a temperatura ambiente. 
  • Trascorso il tempo ho messo il contenitore con la pasta ai sette cereali  nel frigo a maturare ad una temperatura di  2+5°. 
  • Ho fatto maturare l'impasto nel frigo per circa 10-12 ore. 
  • Cinque sei ore prima dell'utilizzo  ho tolto la pasta per la pizza fuori dal frigo e l'ho lasciata lievitare per 4 ore circa.
  • Su una spianatoia ho messo abbondante farina e ho capovolto con delicatezza la pasta, alzando i bordi del panno. Il panno di cotone mi ha aiutato a non far strappare la pasta e quindi a non far uscire fuori i gas di lievitazione.
  • Ho disteso il panetto con la pressione delle dita,in ambedue i lati girando la pasta su se stessa facendo attenzione a non bucarla. Quando ho ottenuto uno strato   omogeneo e di misura piu o meno desiderata , ho disposto la pasta nella teglia,  che ho oleato con olio extra vergine di oliva 
  • Ho unto la superficie per con l'olio extra vergine di oliva punzecchiandola la stessa con la forchetta.
  • Ho lasciato riposare la pizza  per un 'ora e l'ho infornata  per 30-35 minuti,  a 220° e comunque finche' la superficie non risulta dorata.
Ho accompagnato la focaccia al mix di farine ai sette cereali con ricotta di bufala campana, sale nero e miele di arancio. Un abbinamento sicuro, classico e gustoso.
Con questa ricetta partecipo alla sfida n°54 dell' Mtchallange.

Pastiera Napoletana

$
0
0
E' fatta solo con ricotta di pecora. Le tradizioni e i riti della Pasqua sono molteplici e variano da paese a paese. Il grano, simbolo di rinascita, primeggia in molteplici ricette della tradizione Campana. La pastiera dolce di grano  rimane il dolce Pasquale più richiesto e consumato dalla stragrande maggioranza degli Italiani. La pastiera dolce napoletana è importato e diffuso in tutto il territorio campano. Gli ingredienti sono gli stessi da località a località ma cambia qualche modalità di esecuzione, dovute anche dall'influenza dei prodotti del territorio. Causa la forte produzione di latticini a base di latte di bufala, nel territorio di terra di lavoro c'e la bruttissima usanza di usare la ricotta di bufala o vaccina nella pastiera dolce di grano. Addirittura i produttori e i rappresentati di prodotti bufalini, hanno incitato sui social, l'uso della ricotta di bufala a discapito di quella di pecora, perchè secondo loro più buona. Eresia naturalmente,  la ricotta di pecora viene usata nella stragrande maggioranza dei dolci. Con il 10% di grassi rispetto a quella di mucca, è logicamente più saporita. Invece l'aggiunta del liquore Strega di Benevento è una nota positiva per un aroma particolare e delicato.
     Ingredienti:
700 g ricotta di pecora 
400 g di grano cotto 
600 g di zucchero 
1 limone
cedro candito 
arancia candita 
zucca candita 
100 g di latte 
30 g di strutto 
5 uove intere  + 2 tuorli 
una bustina di vaniglia 
un cucchiaio di acqua di fiori d'arancio 
liquore strega 
Ingredienti per la pasta frolla:
3 Uova Intere
500 gr di Farina
200 di Zucchero
200 di Strutto
Buccia Grattugiata di ½ Limone
1 Bustina di Vaniglia
Procedimento:

Il Grano:

Se si utilizza il grano crudo, esso va tenuto in ammollo per 4 giorni, cambiando l'acqua ogni 12 ore.Al quarto giorno sgocciolarlo e metterlo in una casseruola coprendolo con abbondante  acqua , (per 800 g di grano occorrono all'incirca 4 litri di acqua ), sale e un cucchiaio di sugna.Si inizia la cottura a fuoco lento per circa 4 ore 1/2 circa. Il chicco deve aprirsi e rilasciare la farina facendo diventare il tutto come una crema. Se si asciuga troppo aggiungere altra acqua bollente. Questa operazione come ho detto sopra viene fatto il giorno prima e il peso finale del grano e' di circa 2 kg.
Con la frolla rimasta ricavare le striscioline che ho disposto sulla pastiera, formando la classica grata.
Ho infornato  la pastiera dolce di tagliatelle a 180° per un' ora lasciandola raffreddare prima di sfornarla.
Per la pasta frolla


Ho disposto su un tavolo la farina e lo zucchero a fontana e al centro ho messo lo strutto, i tuorli d’uovo , la buccia grattugiata di ½ limone e la bustina di vaniglia. Con la forchetta ho sbattuto le uova a centro della fontana incorporando poco per volta gli altri ingredienti(farina, burro,zucchero)Amalgamato il tutto ho lavorato la pasta velocemente, pressandola finche’  non avesse lo stesso colore. La pasta frolla non va nè impastata nè lavorata troppo, per non farle perdere la friabilità.Ho fatto riposare la pasta frolla per ½ ora in frigo coperta con la pellicola trasparente.
Per la Pastiera
Se si dispone della ricotta di pecora fresca,  è consigliabile tenerla in frigo per 24 ore, adagiata su un piatto per permettere di rilasciare il siero residuo. Trascorso il tempo ho setacciato la ricotta è l'ho amalgamata con lo zucchero, 24 ore prima della preparazione della pastiera.
Ho versato in una pentola il grano cotto, la sugna , il latte e la scorza grattugiata di 1 limone;  ho lasciato cuocere per 7-10 minuti mescolando di continuo finchè la consistenza non diventi quella di una crema. Una volta fatto raffreddare il composto ho amalgamato la ricotta precedentemente setacciata e zuccherata con i  sette tuorli, 5 albumi montati a neve, la vaniglia, acqua di fiori d'arancio, i canditi e la strega. 

Ho tolto la pasta frolla dal frigo e ho disteso l'impasto con un mattarello  allo spessore di circa 5 mm. Ho foderato la teglia per pastiera con la pasta frolla precedentemente insugnata. Ho versato il composto di ricotta nella teglia a mezzo bordo, perchè in fase di cottura si gonfia, ho ripiegato verso l'interno i bordi della pasta e ho decorato con strisce di frolla formando una grata che ho poi pennellato con del tuorlo sbattuto.  Ho cotto la pastiera nel forno casalingo a 180° statico per circa un ora e finchè la pastiera non avrà preso un colore ambrato, una volta raffreddata ho spolverizzato lo zucchero a velo. 


La pastiera va mangiata il giorno dopo, per tradizione viene preparata il giovedì o il venerdì per essere gustata nella giornata di Pasqua.
Con questa ricetta partecipo alla raccolta delle ricetta della tradizione dell'Italia nel Piatto.

Brodetto di pesce a cottura differita

$
0
0
La sfida n° 55 dell’Mtchallangeci porta in alto mare, grazie ad Anna Maria Pellegrino del blog qb. Il tema scelto, il brodetto di mare, rientra nella domanda che Anna Maria ci rivolge; ovvero un momento legato al cibo che fa la differenza.
Proprio la zuppa di pesce rimane nella mia vita un piatto che ha sempre fatto la differenza, perché si sa in queste preparazione la materia prima è fondamentale. Andare a pesca con sconosciuti e cucinarlo appena rientrato alla base non ha prezzo. La zuppa di pesce rappresenta il piatto dell' aggregazione, proprio come i pescatori che lo cucinavano sulle barche. Il cibo fa sempre la differenza, ma quando nella vita si incontrano persone che hanno la passione di condividerla, diventa tutto più facile, pescatori compresi. Un piatto variabile la zuppa, dove il congelato non viene preso assolutamente in considerazione. Si va in pescheria è si compra quello che il mare ha offerto durante la notte di pesca.
Niente pomodoro e una cottura differita, i filetti delle carcasse messe nel brodetto, sono state cotte al vapore dal brodetto.
Ingredienti 
200 g tra vongole veraci, telline e vongole lupini
1 triglia grande
1 Rana pescatrice piccola
10 gamberi
10 scampi
1 spicchio di aglio
1 cipolla bianca
Olio extra vergine di oliva
Pepe  macinato al momento
Fresella al finocchietto

Preparazione
Ho eviscerato  tutto il pesce, alla rana pescatrice ho tolto la tuta grigia che gli copre tutto il corpo, alla triglia invece ho tolto le squame. Ho sfilettato la triglia  e ho messo da parte la carcassa, la testa della rana pescatrice e le teste di 5 gamberi.
In una pentola ho fatto appena soffriggere la cipolla tagliata finemente e l’aglio nell’olio extra vergine di oliva. In questo soffritto ho calato la carcassa della triglia, la testa della rana pescatrice e le teste di cinque gamberi; ho fatto rosolare a fuoco lento per 5-6 minuti premendo le carcasse con una cucchiaio di legno.
Ho versato quattro mestoli di acqua fredda portando il composto a bollore. In un cestello vaporiera adatta per la pentola ho cotto i filetti di pesce per circa 10 minuti. Ho tolto il cestello e ho fatto ridurre il  liquido a metà, filtrandolo con un colino e tenendo il liquido al caldo. 
In una padella  basso ho fatto appena soffriggere l’aglio, ho unito gli scampi e i gamberi con un mestolo di fumetto,  ho fatto cuocere il tutto per circa 15 minuti, ho poi unito i lupini, le vongole veraci e le telline. Ho lasciato cuocere i frutti di mare fino a quando non si sono aperti. Ho aggiunto la restante parte di fumetto e ho aggiustato di sale.
Ho servito la zuppa su una fresella al finocchietto locale, adagiando anche i filetti di pesce, guarnendo con del prezzemolo e il pepe nero.
 Con questa ricetta partecipo alla sfida n° 55 dell'Mtchallange

Viewing all 332 articles
Browse latest View live